Troppe promesse e pochi fatti. È questo il risultato emerso dalle analisi svolte dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulle azioni per contrastare la crisi climatica degli attori non statali, come aziende e banche, presentato a Cop27, la conferenza sul clima in corso in Egitto. Un ecologismo di facciata, o greenwashing in inglese, che sta mettendo in pericolo il pianeta e deve essere messo sotto controllo da regolamenti vincolanti e verificabili dagli stati e dalle organizzazioni internazionali.
Dietro alla moltitudine di promesse sugli obiettivi climatici, ci sono ben poche azioni concrete. Secondo Catherine McKenna, ex ministra dell’ambiente canadese e presidente del gruppo di esperti delle Nazioni Unite, la gran parte degli obiettivi di emissioni zero di imprese, banche e città sono solamente “vuoti slogan e proclami” che “fanno lievitare i costi” ambientali “che alla fine pagheranno tutti”.
Il mercato del carbonio
Il problema più grave è rappresentato dai cosiddetti crediti di carbonio, cioè la compravendita di permessi per emettere CO2 che potrebbero diventare nel 2050 un mercato da mille miliardi di dollari l’anno. I sistemi di scambio di emissioni (Ets) permettono ai più grandi inquinatori di continuare a superare i limiti di emissioni, pagando progetti di riforestazione o sostenendo tecnologie come la cattura di anidride carbonica, ma il loro uso smodato sta danneggiando il clima e facendo sforare il limite di 1,5 gradi di aumento delle temperature, stabilito dagli accordi di Parigi.
“Gli attori non statali non possono acquistare crediti a basso costo, spesso privi di integrità, invece di ridurre immediatamente le proprie emissioni lungo la loro catena di valore” si legge nel rapporto delle Nazioni Unite. Secondo gli esperti, questi inquinatori dovrebbero essere autorizzati ad acquistare crediti di carbonio solo dopo aver raggiunto gli obiettivi di medio termine di riduzione delle emissioni e non usarli come alternativa al taglio di emissioni, come sta troppo spesso accadendo.
Questione di trasparenza
Il rapporto sottolinea anche come gli attori non statali dovrebbero essere obbligati, con forza di legge, a stilare rapporti annuali sullo stato dei loro impegni di azzeramento delle emissioni, fornendo ad autorità nazionali e organizzazioni internazionali informazioni certe e verificabili. In questo modo le promesse e gli impegni volontari di riduzione delle emissioni, di grandi aziende e altri attori non statali, dovrebbero essere sostituiti da regolamenti vincolanti che delineino obiettivi a breve e medio termine, dando alle stesse aziende anche la responsabilità delle emissioni prodotte dall’uso dei loro prodotti, oltre che il loro inquinamento diretto.
Infine, gli esperti hanno sottolineato, ancora una volta, come sia necessario interrompere subito tutti i nuovi progetti estrattivi, così come ogni finanziamento e investimento nelle fonti energetiche fossili, così da ridurre concretamente le emissioni assolute di CO2. “Esorto tutti gli attori, comprese le città, le regioni, le imprese, gli investitori, le alleanze, i paesi e le autorità di regolamentazione, a prendere sul serio queste raccomandazioni e ad applicarle con urgenza“, ha dichiarato al Guardian Laurence Tubiana, amministratrice delegato della Fondazione europea per il clima.
Leggi tutto su www.wired.it
di Kevin Carboni www.wired.it 2022-11-09 17:00:33 ,