Nemmeno il ministero dell’Istruzione ha risposto alle domande di Wired. Nonostante la grancassa mediatica delle dichiarazioni dell’attuale responsabile del dicastero, Giuseppe Valditara, che tra elogi dell’umiliazione e rivendicazioni su fondi a disposizione, non perde occasione per comparire sulla stampa. Benché la scelta dell’algoritmo sia stata decisa dai predecessori di Valditara, come si potrebbe obiettare, spetta a lui gestire la patata bollente. Tuttavia, da viale Trastevere non sono arrivati segnali ai solleciti di risposta alle domande che sono sorte dopo aver avuto accesso ai documenti sul funzionamento dell’algoritmo.
Pesante eredità
Eppure sarebbe stato utile, per esempio, spiegare perché, al netto di un collaudo positivo, il sistema informatico non ha retto. E se ci sarà una versione due dell’algoritmo, dato che uno dei precedenti sottosegretari all’Istruzione, Rossano Sasso, in quota Lega come l’attuale ministro Valditara, aveva espresso dubbi su un ricorso al software per assegnare le supplenze. O ancora, come intende sanare il ministero tutti i problemi che questo algoritmo ha creato. Specie nelle grandi città, come Milano, Roma, Bologna, Torino e Napoli. Non sono pochi. “Ci sono errori che non si spiegano se non con errori dell’algoritmo”, affonda Jessica Merli, segretaria generale Flc Cgil Milano. “Chi si è trovato a fare supplenza sul sostegno, anziché sulla materia, è finito in un errore ammesso anche dal ministero ma la situazione non è stata risolta – affonda Merli -. Parliamo di centinaia di persone e c’è resistenza a risolvere il problema”. Perché alla fine la scuola ha le supplenze a cui aveva diritto, benché con assegnazioni sballate.
O ancora, nel caso degli spezzoni di educazione motoria alle elementari, “alcuni supplenti si sono ritrovati con due ore in meno per un errore dell’algoritmo”, dice Merli. E, di conseguenza, con uno stipendio più basso. Se ci sono dei part-time, l’insegnante ha un diritto al completamento. Saltato dall’algoritmo. Con impatti pratici. Insegnanti a abitazione. Buste paga ridotte. “Questi errori producono precariato”, insiste Merli. Chi risparmia è lo Stato, che non risolvendo gli errori del suo programma non deve pagare supplenti e personale di cui le scuole avrebbero bisogno.
Coca spiega che l’algoritmo “ragiona con le disponibilità del momento. Se prendo una supplenza a Milano ma vinco poi il concorso a Lecco, rinuncio alla prima cattedra per la seconda. Ma quella non viene rimessa in circolo”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, ha dichiarato che “gli errori commessi dall’algoritmo nell’assegnazione delle supplenze ledono diritti di graduatoria“. La sigla ha chiesto, tra i vari correttivi, il ripescaggio di chi aveva rinunciato e la creazione di più turni, a seconda delle graduatorie, per candidarsi e non essere esclusi in automatico.
Agli errori di sistema vanno aggiunti quelli manuali. Alcuni uffici provinciali hanno sbagliato il numero di cattedre disponibili. Risultato? L’algoritmo sballa. Che farne, quindi? La Gilda sarebbe per tornare alle nomine in presenza. Mentre la Cgil chiede di non buttare via il bambino con l’acqua sporca. “Noi riteniamo che usare la tecnologia sia utile – dice Conca – purché sia funzionale a una migliore gestione”. Perché, almeno per ora, la matassa è più ingarbugliata di prima.
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di Luca Zorloni www.wired.it 2022-12-12 06:00:00 ,