Tiziano ha addobbato l’albero nello stesso angolo di dimora, accanto alla finestra sulla vallata di Barbara. Ci sono i fili di luci a forma di stella e le palline rosse che “tanto piacevano a Matti”. È tutto uguale agli anni passati ma attorno c’è il grande vuoto. “Non c’è Matti, non ci sono le risate e la confusione. Puntualmente distruggeva l’albero – si sforza di non piangere papà Tiziano Luconi – e dovevo ricomprarlo ogni anno. Non c’è più la baldoria, non c’è più la voglia di farla perché lui era la mia festa quotidiana”.
Mattia è il bambino di 8 anni travolto e ucciso dalla piena del Nevola nelle Marche, lo scorso 15 settembre. Come lui, altri 11 abitanti dei paesi attorno a Senigallia sono rimasti vittime dell’alluvione. Un corpo, quello di Brunella Chiù, non è mai stato ritrovato. Mattia era in macchina con la mamma quella sera. La donna ha deciso di uscire dall’auto per mettersi in salvo col figlio ma un’onda di fango li ha trascinati via. Lei è rimasta aggrappata a un albero, Mattia è scomparso nel buio. È stato ritrovato otto giorni dopo a 13 chilometri di distanza.
Tiziano come sarà il suo Natale?
“(Silenzio) Pieno di tristezza e di lacrime agli occhi. Ma non resterò a dimora a disperarmi. Sono un educatore professionale di minori stranieri non accompagnati e andrò a lavorare come volontario”.
Cioè?
“Mi sono offerto di coprire il turno nella comunità dove lavoro con bambini in fuga dalla sofferenza, proprio come me. Mi rifugio nel dolore degli altri per non affrontare il mio. Ho revocato anche le ferie, programmate mesi fa, e sarò presente in tutti i festivi. Stare a dimora, solo senza Matti in quei giorni, è una condanna che voglio rimandare”.
Dalla sua terrazza si vede il punto in cui Mattia è stato travolto. La vista adesso com’è? È cambiata?
“È sempre orrenda, vedo i resti della nostra terra stuprata. Ogni tanto ci sono le ruspe a lavoro. Ma, fondamentalmente, è tutto come quel giorno. I ponti crollati restano impraticabili. Alcune aziende sono ancora chiuse, altre aperte ma con la terra tutt’attorno”.
La premier Giorgia Meloni aveva assicurato: “Non vi abbandoneremo”.
“Qui c’è la desolazione. Mi sento abbandonato dalle istituzioni, la solidarietà e l’impegno veri sono quelli della gente semplice. Per spostarci in auto dobbiamo fare ancora percorsi come se fossimo nell’inferno dantesco. Per fortuna ha retto il ponte di Barbara altrimenti eravamo tagliati fuori dal mondo. È vero, ci sono stati terremoti e altre tragedie in Italia. Ma qui è tutto come prima. Per andare a Iesi, faccio un esempio, bisogna fare almeno un percorso di 15 chilometri”.
Iesi è un polo industriale importante.
“Assolutamente sì. Alcuni imprenditori sono arrivati a proporre di pagare di tasca loro il ripristino del ponte dell’Acqua Santa pur di accorciare le distanze”.
Come è cambiata la sua vita dal 15 settembre?
“(Silenzio) I primi dieci giorni, fino a quando non abbiamo ritrovato Matti, avrei potuto fare qualsiasi cosa. Quando lo abbiamo messo a dormire sono crollato, non volevo vedere nessuno. I miei colleghi sono stati stupendi, mi hanno regalato 180 ore di ferie. A un certo punto, però, ho capito che dovevo riemergere e sono tornato a lavoro. Questo ha significato ripercorrere ogni giorno il ponte maledetto in cui Matti è stato annientato dalla furia del Nevola”.
E come è andata?
“Il primo giorno ho pianto per 13 chilometri perché la comunità dove sono educatore è vicino dove hanno ritrovato il mio bambino. La mia vita è un’altra, ora il tempo è ricercato. Prima ero più distratto, anche con Matti. Adesso cerco di cogliere ogni istante con le persone che ritengo speciali”.
Come vede il suo futuro?
“Mi sto organizzando con alcune colleghe della cooperativa per un progetto di tutela dell’ambiente da portare nelle scuole. Voglio spiegare ai giovani come preservare la natura e prendersene cura prima che accada una tragedia come quella che ha strappato mio figlio e altre 11 persone all’amore delle proprie famiglie”.
Tre giorni fa qualcuno ha sistemato un piccolo albero di Natale vicino alla tomba di Mattia, a San Pietro in Musio. Non era addobbato. Racconta Tiziano: “Io avevo due palline rosse e le ho messe lì perché so che Matti avrebbe fatto così”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-12-22 23:05:00 ,www.repubblica.it