«Francesco non sapeva dire no a Panzeri»- Corriere.it

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Author: Giuseppe Guastella
Data : 2022-12-22 22:10:59
Dominio: www.corriere.it
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di Giuseppe Guastella

L’ex vicepresidente del Parlamento Ue: «I soldi? Usata la mia immunità»

La abitazione della più bella coppia del parlamento europeo era la cassaforte dove Antonio Panzeri metteva al sicuro la montagna di contanti ricevuti da Qatar e Marocco protetti dall’immunità parlamentare di Eva Kaili. La ex giornalista greca nel signorile appartamento di Bruxelles ci viveva con il compagno Francesco Giorgi prima che entrambi e Panzeri fossero arrestati. Interrogata, Kaili addossa al ideatore di Fight impunity i 600 mila euro in contanti trovati nella valigia che suo padre trasportava «inconsapevolmente» quando fu fermato dalla polizia.

Al giudice Michel Claise, dopo l’arresto, la deputata europea greca, come ha rivelato ilfattoquotidiano.it, ha affermato che a abitazione sua Panzeri anche «prima del Covid aveva lasciato dei soldi e poi è venuto a prenderli. Si fida più di Francesco che del suo appartamento», «penso che sia a causa della mia immunità», afferma. Giorgi faceva da custode «forse anche per il suo boss attuale Andrea Cozzolino (che non risulta indagato, ndr)». Lo avrebbe fatto per «un obbligo morale» verso Panzeri, che lo aveva preso alle sue dipendenze quando era parlamentare europeo, e verso Cozzolino, che gli ha riconfermato l’incarico. Giorgi «non sapeva dire di no, era troppo gentile. Io forse avrei dovuto dire qualcosa perché sono più anziana», ammette, anche perché lei non si fidava di quello che i tre facevano, seppure lei stessa si rivolgesse a Panzeri per avere consigli su come muoversi in politica.

Quando la polizia è entrata in abitazione, Kaili ha telefonato a Panzeri ma, non trovandolo, ha chiesto di lui agli eurodeputati socialisti belgi Marc Tarabella e Maria Arena, i cui nomi sono nelle carte dell’inchiesta ma anche loro non risultano indagati. Non sapevano dove fosse.

«Solo» i 150 mila euro trovati nell’appartamento sarebbe stati di Giorgi, che li aveva presi in prestito per comprare la loro nuova abitazione, dato che non era in buone condizioni economiche. «Il mutuo è a mio nome, io pago per quello e i lavori», precisa Kaili aggiungendo che lui «chiede prestiti ai suoi genitori ogni tanto. Forse anche ad Antonio», ma non esclude che i soldi potessero arrivare da altri. Il giorno prima dell’arresto aveva visto in abitazione due borse piene di contanti che attribuisce a Panzeri. Quando il giudice Claise le chiede di fare i nomi delle persone che erano intorno a Panzeri, i verbali pubblicati da ilfattoquotidiano.it riportano nomi di parlamentari europei e loro collaboratori di cui la Kaili dice di non sapere se avessero ricevuto regali. Poi lo sfogo con il quale sembra rivendicare la sua innocenza: «Hanno confuso la missione di Panzeri con la mia». Lei si occupava «della liberalizzazione dei visti per l’Ue da alcuni Paesi del Medio Oriente. Il Kuwait, il Qatar e l’Oman erano considerati la priorità, non solo perché sono fornitori di gas, ma anche perché rispettavano le condizioni necessarie più degli altri. Anche la Commissione faceva molta pressione su questo e anche io ero d’accordo» ed in questo periodo erano in corso «discussioni molto intense sui diritti dell’uomo e del lavoro. Io credo che sia per questo che si confondono la missione di Panzeri, orientata sui diritti dell’uomo, e la mia che era orientata sui visti e l’energia».

22 dicembre 2022 (modifica il 22 dicembre 2022 | 23:39)

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