Con la riforma dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) voluta dal governo Meloni alle porte, la distribuzione gratuita della pillola contraccettiva recentemente approvata rischia di non vedere mai la luce. L’organizzazione dell’Agenzia verrà infatti completamente cambiata e a farne le spese sembra essere la sua autonomia.
In base a quanto riporta il Quotidiano Sanità, l’indipendenza dell’Aifa era stata garantita dalla creazione della figura del direttore generale, che ne assicurava l’autonomia tecnico-scientifica, e dall’unitarietà del sistema in raccordo con regioni e province autonome, sancita dal presidente del consiglio di amministrazione.
L’organizzazione precedente
Altri due organismi centrali per il suo funzionamento indipendente erano la commissione tecnico-scientifica e la commissione prezzi e rimborsi. Due strutture necessarie a trovare un bilanciamento responsabile tra esigenze economiche e sanitarie, in grado di assicurare la realizzazione del mandato di Aifa, per garantire il diritto alla cura con farmaci efficaci ed economicamente sostenibili.
Ed è grazie a questi diversi organi che l’Agenzia ha potuto operare in maniera autonoma, prendendo decisioni basate unicamente su basi scientifiche e non condizionate dall’attività e dal dibattito politico.
Tuttavia, la riforma del governo Meloni va proprio a minare quell’indipendenza ritenuta fondamentale dagli esperti del Quotidiano Sanità, andando a cancellare la figura del direttore generale, e quindi a compromettere l’autonomia tecnico-scientifica dell’Agenzia, e accorpando le due attuali commissioni in un’unica commissione scientifica ed economica, di soli dieci membri, che avrà sia il compito di valutare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci, che la negoziazione con l’industria.
Le critiche
Alla base di questi cambiamenti ci sarebbe una presunta lentezza dell’Aifa nell’approvare i farmaci, ma in realtà il tasso di disponibilità italiano – calcolato sulla base del numero di tutti i farmaci innovativi disponibili per i pazienti, per i quali è stato ottenuto l’accesso al rimborso – è del 79%, inferiore solo a quello di Germania e Danimarca, mentre quello per i farmaci oncologici è del 90%, inferiore solo alla Germania.
Inoltre, si legge sempre su Quotidiano Sanità, i giorni che passano tra l’autorizzazione per la messa in commercio dei farmaci e la disponibilità per i pazienti in Italia sono inferiori rispetto a quelli di diversi paesi, come Spagna, Norvegia, Francia o Belgio. È chiaro quindi che la motivazione dietro alla riforma non possa essere la lentezza dell’Agenzia, ma una volontà politica di rafforzare il controllo del governo sull’Aifa e ridurre la sua indipendenza.
Decisione che adesso riguarda anche la distribuzione gratuita della pillola contraccettiva, che deve ancora ricevere l’approvazione definitiva dal consiglio d’amministrazione, ma che probabilmente punta a riportare più vicini al governo i circa 32 miliardi di spesa farmaceutica gestiti a oggi dall’Aifa, così come le decisioni relative alle sperimentazioni cliniche profit e no-profit a oggi governate dall’agenzia.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-04-27 13:10:53 ,