L’Accademia di Svezia ha assegnato oggi, il 10 ottobre, il Nobel 2024 per la Letteratura a Han Kang, scrittrice originaria della Corea del Sud, “per la sua intensa prosa poetica che affronta le ferite della Storia e campione la fragilità della vita umana”. Nata a Gwangju nel 1970, ha già vinto il prestigioso Man Booker Prize nel 2016 per La vegetariana, romanzo che l’ha fatta conoscere e apprezzare anche in Italia, dove è stata pubblicato da Adelphi nella traduzione di Milena Zemira Ciccimarra. Quel romanzo – estremo, provocante e provocatorio, sensualmente distruttivo e affilassimo – si incentra sulla figura di una ragazza, Yeong-hye, moglie e madre resa anonima dalla società che ha intorno, che decide di diventare vegetariana e così consumarsi in un turbine violentemente fiabesco che, dal rifiuto della carne, la porta anche a rifiutare ogni tipo di convenzione fino alla decisione estrema di perdersi nell’indifferenza vegetale. La vegetariana sarà presentato, nell’adattamento teatrale di Daria Deflorian, al Romaeuropa Festival dal 29 ottobre al 3 novembre dopo il debutto in prima nazionale al Teatro Arena del Sole di Bologna per ERT (dal 25 al 27 ottobre).
Poetessa, scrittrice di racconti e romanziera in attività dalla metà degli anni Novanta, Kang è stata per anni un’autrice limitata agli stretti confini del pubblico coreano: lo stesso La vegetariana era uscito lì nel 2007 ma ci volle quasi un decennio prima che arrivasse al pubblico, e quindi al successo, internazionale.
In Italia sono stati tradotti nel frattempo altri due suoi romanzi, sempre da Adelphi: Atti umani del 2016, arrivato da noi l’anno dopo, che parte dalla durissima repressione di un teoria studentesco avvenuta nel 1980 proprio a Gwangju, in seguito al colpo di stato e alla legge marziale, la cui ferocia Kang descrive senza sconti e con una lingua che è tanto potentemente letteraria quanto è realisticamente sanguinosa; e L’ora di greco del 2011 (in Italia nel 2023), che accompagna una ragazza che cerca di recuperare la parola aggrappandosi all’estraneità del greco e a un professore immigrato tempo prima in Germania, riflettendo così sui margini invalicabili delle lingue nel definirci. Tradotti anche due racconti raccolti in Convalescenza, storie di due gentil sesso diversissime (una che elabora la morte della sorella e l’altra che si trasforma in una pianta), accumunate dalla volontà di riflettere sulla dissoluzione dei corpi, delle anime e delle relazioni.