Dai selfie in ambasciata, lunedì sera, con le suorine lombarde «Adoratrici del SS Sacramento», in missione in Senegal dal 1977, fino ai minimi dettagli sul viaggio d’andata, destinazione Dakar, fatto a sue spese insieme a un gruppo di imprenditori bresciani, su un volo della compagnia Italfly Aviation di Trento. Ormai niente più passa inosservato quando Matteo Renzi si sposta, con grande agilità, dai Paesi arabi all’Africa.
«My friend»
Tutto cominciò dal suo viaggio a Riad a gennaio scorso, quando il leader di Italia viva incontrò il principe ereditario Mohammed bin Salman, secondo l’intelligence americana il mandante dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Le critiche da allora non si sono più fermate e anche ieri Renzi, dopo il suo intervento al Senato, è tornato sull’argomento: «Ho chiamato my friend una persona (il principe ereditario saudita, ndr) che conosco da anni e che è un mio amico. Per quanto mi riguarda c’è una piena ed evidente condanna» dell’uccisione del giornalista Khashoggi ma «non ci sono certezze sul fatto che» il principe «sia stato il mandante dell’omicidio» e «l’amministrazione Biden non lo ha sanzionato e, se permettete, mi fido più di Biden che di voi», ha detto ai cronisti. Parole che, però, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, definisce «sconcertanti».
«Nessun conflitto d’interessi»
Il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione in Senato. Ma anche il gruppo M5S alla Camera va all’attacco: «Renzi ha causato una crisi di governo in piena pandemia e adesso va in giro per il mondo stringendo relazioni che intrecciano il suo ruolo da senatore a interessi privati. Dall’Arabia Saudita all’Africa continua imperterrito i suoi viaggi di affari. Per questo invochiamo che il Parlamento approvi quanto prima una seria e severa legge sul conflitto d’interessi». Pronta la replica dell’ex premier: «Non c’è alcun conflitto d’interesse. L’attività parlamentare è compatibile con quella di uno che va a fare iniziative all’estero». Anche sul presunto compenso ricevuto per il suo intervento alla Future Investment Initiative a Riad, la Davos del deserto, Renzi ribatte: «Io non ho mai preso 80mila dollari per quell’intervista». Nessun dubbio neppure sull’immagine usata, dialogando con bin Salman, a proposito dell’Arabia Saudita come possibile «culla di un neo Rinascimento». Il leader Iv non si pente: «Lo ridirei».
Da Dubai a Dakar
Un mese dopo, poi, ecco il viaggio a Dubai, ospite dell’hotel Burj al-Arab Jumeirah a forma di vela gigante e con suite da 1.500 euro a notte. Mistero sulla missione e titoli sui giornali: «Renzi, il ritorno tra gli sceicchi». Lui ha querelato. Ora, nei due giorni a Dakar, ha visto il presidente senegalese Macky Sall e l’ex premier laburista Tony Blair, che dopo l’esperienza a Downing Street si è dato alle consulenze internazionali. «È stato bello incontrare grazie alla nostra Ambasciata alcune realtà della cooperazione internazionale», ha scritto Renzi su Fb postando la foto di lui con le suorine. Ma non è servito a stoppare le polemiche.
25 marzo 2021 (modifica il 25 marzo 2021 | 08:23)
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