A Torino il corteo pro Palestina occupa i binari di Porta Nuova, treni interrotti

A Torino il corteo pro Palestina occupa i binari di Porta Nuova, treni interrotti

A Torino il corteo pro Palestina occupa i binari di Porta Nuova, treni interrotti



Irruzione del corteo pro Palestina a Torino nella stazione ferroviaria di Porta Nuova. I manifestanti, dopo essere per l’ingresso secondario di via Nizza, hanno occupato il binario numero 5. La circolazione ferroviaria è stata interrotta. I dimostranti, al culmine di un corteo che si è snodato per il centro storico, sono entrati nel complesso della stazione forzando il cancello di un ingresso secondario in via Nizza.

Sono circa 500 le persone, in prevalenza studenti, che oggi sono scese in piazza per rivendicare i diritti del popolo palestinese. Una manifestazione inizialmente pacifica, che poi è sfociata in atti di vandalismo. Prima di arrivare alla stazione, in corso Matteotti, i manifestanti avevano imbrattato con vernice rosa un distributore di benzina dell’Eni. La società è considerata “complice del genocidio in Palestina” perché “espropria e devasta i territori palestinesi di gas nelle acque di Gaza”.

Un gruppo di incappucciati, usciti dal corteo, armati con degli estintori riempiti di vernice rossa ha imbrattato la facciata della banca di Intesa Sanpaolo in via San Francesco d’Assisi. Sono stati accesi dei fumogeni e delle torce mentre dal microfono lo speaker ha detto: “Il problema degli accordi con l’università dipende da questa banca. L’università è pubblica e anche per questo ci battiamo ogni giorno”. Oltre alla vernice sono state fatte scritte dove accusano la banca di complicità con Israele.

Il corteo è partito da Palazzo Nuovo. Molte le bandiere palestinesi e i fumogeni rossi-verdi-bianchi. “Sono quattro settimane che studenti universitari stanno occupando Palazzo Nuovo per richiedere il boicottaggio accademico contro le università israeliane e le aziende che producono armi – spiegano gli universitari pro Palestina -. Sono espliciti i legami tra la ricerca accademica sionista e l’innovazione in campo bellico che permette le pratiche di colonizzazione e apartheid in Palestina; come universitari sentiamo la responsabilità di non essere complici del genocidio e dunque, di non permettere che i nostri saperi vengano messi al servizio del paradigma della guerra che sta imperando in tutto il mondo”.

“In mancanza di una resa da parte dell’intifada studentesca, la dirigenza universitaria si è trovata costretta a concedere un momento pubblico e in presenza per permetterci di esporre la mozione sulla rescissione degli accordi e la fissazione di un Senato straordinario per votare la proposta – sottolineano i ragazzi -. L’11 e 13 giugno ci saranno questi due primi momenti che segneranno di certo un passo importante nella direzione di indebolire l’entità sionista in tutte le sue manifestazioni anche qui a casa nostra, noi dovremo farci trovare preparati e numerosi”, concludono dall’Intifada studentesca sostenendo che stanno dando un contributo concreto “per la liberazione del popolo palestinese”.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-06-08 16:44:59 ,torino.repubblica.it

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