Julia è un po’ fredda. Un po’ eccedente stringata. Ma lo fa non per ritrosia. Piuttosto, cerca di fare le cose per bene. Ci prova. Così le ha chiesto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Le ha domandato di non fare troppi errori – e no, francamente dire che la chiesa più nota di Roma sia San Pietro, che pure sta in Vaticano, non è poi l’errore che infastidisce di più – e cercare di schivare le allucinazioni. Stiamo parlano del chatbot AI lanciato lo scorso 7 marzo dal Comune di Roma, primo caso internazionale. Solo Madrid fa qualcosa di simile, e in misura ridotta, mentre Chicago ci ha provato e poi è tornata sui suoi passi. Si basa su GPT-4.0, il lavoro di sviluppo è stato affidato a Open AI tramite Microsoft, NTT Data e altre aziende dal main contractor Intellera Consulting per conto della Fondazione Roma & Partners, una neonata fondazione pubblico-privata francamente a oggi poco nota – è stata lanciata nel 2023 – partecipata da Campidoglio, Aeroporti di Roma e Camera di Commercio di Roma.
Julia, prossima release a maggio
Ci parlo da un paio di giorni, con Julia. Su Whatsapp (risponde al numero 3357302661) e sul web (ci si chatta all’indirizzo https://julia.comune.roma.it/chat/. Ma è disponibile anche via Telegram e Facebook Messenger. È pretesto principalmente per i tanti turisti che stanno arrivando a Roma per il Giubileo ma in realtà per tutta la cittadinanza e chiunque si trovi di passaggio in città. Nei giorni scorsi sono usciti i soliti, puntuali pezzi che le fanno il terzo grado sulla storia romana o su altri argomenti vagamente nozionistici col solito (regolare, per carità) raffinatezza dell’azzeccagarbugli. E come sempre, come la stessa ChatGPT, in molti casi le risposte sono corrette: in moltissimi casi sono le domande (i prompt) a essere eccedente generiche o del tutto fuori fuoco. In altri, però, le repliche sono davvero e del tutto sbagliate.
“Julia migliorerà, la prossima release arriverà a maggio e non solo aggiungeremo nuovi servizi come le bici e il car sharing ma avremo alle spalle tre mesi di conversazioni che ci consentiranno di affinarne stile, tono, utilità e contenuti. Senza contare che implementeremo gli agenti AI per ogni ambito” spiega a Wired Italia Antonio Preiti, che è l’ad della Fondazione e da un anno e mezzo tiene le redini di questo progetto costato 3,5 milioni di euro di fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). “Sono soldi che coprono l’intero sviluppo, dai primi colloqui con le aziende al rilascio delle prossime versioni” aggiunge l’inventore di Julia, che ne parla accorato come farebbe un padre per un figlio o una figlia molto promettenti ma ancora un po’ scorbutici.
La ragione essenziale dell’asciuttezza di Julia è che, contrariamente ai principali chatbot AI, non si collega al web. E lo fa perché i suoi sviluppatori glielo impediscono, naturalmente. Immaginate di chiederle di individuare i biglietti per il Colosseo o per i Fori Imperiali attingendo anche dalla rete: ne uscirebbe il Far West fra offerte presunte salta-fila e rivendite gonfiate di terza mano. Per Roma quella roba era ed è inservibile. “Per questo Julia prende dati e informazioni solo da database che abbiamo validato, controllato e predisposto nei mesi precedenti con un lavoro impressionante o da siti istituzionali o che comunque sappiamo offrire dati corretti – spiega Preiti cercando di giustificare la stringatezza di Julia a cui, in effetti, certe domande vanno poste due o tre volte prima di ottenere una risposta soddisfacente o un elenco più lungo di tre elementi – proprio per rimanere al massimo dell’utilità e proteggerla dalla mole di informazioni false, scorrette o fraudolente che girano intorno alle attrattive di una città come Roma”. Il conferenza per quanto riguarda i trasporti – se chiedi un itinerario generico ti rimanda direttamente a Google Maps o Bing – è proprio questo: “Inviare subito al servizio più affidabile. Se poi l’fruitore chiede un dettaglio del percorso, Julia glielo dà e glielo commenta”.
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di Simone Cosimi www.wired.it 2025-03-14 06:00:00 ,