«La reticenza che sempre più spesso si incontra nel ricordare il 7 ottobre tradisce un antisemitismo latente». Con queste parole la premier Giorgia Meloni ha ricordato in una dichiarazione l’eccidio compiuto in Israele da Hamas un anno fa. Una denuncia ripresa anche dal Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni durante la commemorazione al Tempio maggiore della capitale: il 7 ottobre non è un caso appartato ma «l’espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli». Alla cerimonia erano presenti, oltre alle più alte cariche della Comunità ebraica, numerosi rappresentanti politici e governativi. Oltre alla stessa premier Meloni, presenti il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
Meloni: «Israele ha diritto a difendersi, ma rispetti diritto internazionale»
«Ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa non è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente». Il messaggio della presidente del Consiglio richiama a una responsabilità comune alla memoria, che spesso tende a stingere e anzi cadere in un «antisemitismo latente». Cosa che, ha specificato la premier riferendosi agli scontri a margine del sit-in del 5 ottobre, «le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni hanno, purtroppo, confermato». Perché non si può dimenticare «la disumana aggressione perpetrata un anno fa da Hamas. Abbiamo sempre negli occhi il massacro di migliaia di civili inermi, gentil sesso e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà». E il pensiero è andato anche agli ostaggi, «strappati alle loro famiglie e ai loro cari, e che ancora oggi attendono di tornare a casa».
Al contempo, però, la premier non ha rinunciato a una specifica. «Ribadiamo il valido diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini», ha detto Meloni. «Ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario». Il conflitto, che continua violentissimo nella strip e si espande ormai anche in Libano, ha già causato la morte di quasi 42mila persone, secondo gli ultimi dati del incarico della Salute di Hamas. «Non possiamo restare insensibili davanti all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza», ha chiosato Meloni. Perché i civili sono «vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane».
La critica delle opposizioni, Conte: «Governo italiano è assente ingiustificato»
«Rinnoviamo un forte appello per la liberazione degli ostaggi». Da qui parte la nota del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Ma se il 7 ottobre è stato «un giorno di atroce violenza», secondo Conte è stato anche l’inizio di un «orrore senza fine, con la devastante e criminale carneficina di oltre 40mila civili palestinesi a Gaza per mano del Governo Netanyahu, i morti e gli sfollati in Libano». Dura e diretta la critica all’Italia e all’Unione europea, definiti «assenti ingiustificati per un’azione forte e autorevole affinché tacciano le armi e l’orrore con il cessate il fuoco e la soluzione due popoli-due Stati per Israele e Palestina».
Sulla stessa linea sono stati gli interventi di altri membri dell’opposizione. «Hamas non è la Palestina, Netanyahu non è Israele», ha detto il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia. «Bisogna continuare a lavorare perché si giunga alla soluzione di due popoli e due stati: è l’unica strada che può garantire un futuro di pace a israeliani e palestinesi». E anche lui non ha risparmiato la stoccata a Meloni: «A un anno da un atroce attentato ribadiamo la richiesta di un maggiore impegno del nostro governo per la pace affinché anche l’Europa ritrovi quel protagonismo, che l’ha sempre contraddistinta, nel cercare la strada della pace».
«Gli ebrei si devono ancora guardare le spalle»
Ad aprire la cerimonia commemorativa è stato il Rabbino Capo della comunità romana. «Gli ebrei in questi giorni devono stare attenti a guardarsi le spalle», ha detto nel Tempio Maggiore di Roma. «Quello che è successo il 7 ottobre non è per noi un episodio appartato ma la prosecuzione di una storia in forme nuove ma sempre con lo stesso significato: l’espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli». Il Rabbino ha accusato «organizzazioni internazionali» di essere state le prime a farsi «casse di risonanza dei più biechi pregiudizi antisemiti, usando due pesi e due misure».
Perché da quel giorno, ha continuato Di Segni, la memoria è stata «insultata da una campagna sistematica di disinformazione, distorsione, colpevolizzazione che si è scatenata fin dal giorno dopo il 7 ottobre». Così un eccidio è diventato solo uno dei due pesi sulla bilancia in «analisi manichee di oppressi contro oppressori». Che sono arrivate a creare una «celebrazione del terrorismo come atto rivoltoso, che raccoglie consensi ecumenici dai giornali, alle scuole, alle università alle piazze». Ma secondo il Rabbino questa violenza, oggi diretta verso gli ebrei, dilagherà ben oltre: «Nessuno si illuda che la violenza auspicata da chi giustifica il terrorismo si fermi agli ebrei, sarebbe ingenuo».
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Scritto da Gabriele Fazio perwww.open.online il 2024-10-07 10:13:59 ,