Ercolano. In teoria, la città è stata «liberata» dai signori del pizzo e i clan in guerra per il controllo della attività criminali sul territorio «azzerati» dalle inchieste della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Ma, al netto delle saltuarie passeggiate anti-racket lungo le strade del centro storico, sotto il vessillo del «modello-Ercolano» sventolato da politici e carabinieri soffia il vento della criminalità organizzata e non solo. D’altronde, l’ultimo vero blitz risale al 2016 e le nuove leve della camorra – verosimilmente sconosciute all’esercito di pentiti grazie a cui gli investigatori sono riusciti a eseguire 500 arresti in dieci anni – si sono lentamente organizzate per ripristinare il «terrore» all’ombra del Vesuvio. Di qui, l’idea dell’amministrazione comunale di potenziare l’attuale sistema di videosorveglianza comunale e prevedere la realizzazione di una centrale operativa H24 in grado di garantire un’adeguata attività di prevenzione e controllo.
L’escalation di reati
L’iniziativa della squadra di governo cittadino targata Ciro Buonajuto – formalizzata attraverso un’apposita delibera di giunta – nasce all’indomani della raffica di inquietanti episodi registrati a partire dalla seconda metà del mese di agosto: sparatorie all’interno degli storici fortini delle cosche, raid intimidatori, ritrovamenti di armi e droga nonché qualche chiaro segnale delle «mire espansionistiche» dei clan dell’hinterland di Napoli. Un escalation di reati capace di accendere il dibattito politico a corso Resina, convincendo il baby-Renzi del Vesuviano a correre ai ripari: «La sicurezza dei cittadini, insidiata da minacce in continua evoluzione – la premessa alla base del provvedimento approvato dalla giunta – richiede risposte concrete, articolate sulla base di un impegno verso i bisogni e le aspettative della comunità. In quest’ottica, un sistema di videosorveglianza costituisce un valido deterrente e uno strumento efficace a supporto dell’amministrazione comunale con ricadute positive in termini di prevenzione e tempestività degli interventi». Considerazioni intorno a cui ruota l’indirizzo dell’esecutivo cittadino per provvedere al collegamento delle telecamere esistenti sul territorio comunale in un unico sistema di gestione integrata e il controllo H24 mediate una centrale operativa di tutti gli obiettivi sensibili.
Nuovi occhi elettronici
Attualmente, l’impianto di videosorveglianza comunale conta in tutto 31 telecamere – alcune rimaste senza un’adeguata manutenzione – a cui aggiungere i dieci «occhi elettronici» sistemati all’interno del cimitero, in diverse occasioni teatro di raid vandalici e furti. Secondo le direttive dell’amministrazione comunale il numero di telecamere dovrà sensibilmente aumentare «per garantire maggiore sicurezza ai cittadini e per fornire risposte preventive e repressive alla commissione di illeciti sia amministrativi sia penali». Dopo le linee di indirizzo politico, la «palla» passa ora al dirigente del settore lavori pubblici del Comune, incaricato di «attivare ogni e qualunque azione per il raggiungimento dell’obiettivo indicato, adottando tutti gli eventuali atti consequenziali». Perché la favola del «modello-Ercolano» sembra essere arrivata alle pagine finali e ora – finiti i racconti dei pentiti – servono azioni concrete per scrivere i capitoli successivi.