Ci risiamo, come già accaduto in passato, anche quest’anno le cavallette sono tornate a invadere alcune zone dell’Italia. In questi giorni, ad essere “sotto assedio” sono diverse città della Romagna, incluse le spiagge di Rimini, Riccione, Cesenatico e altre località della costa adriatica. Le ragioni alla base di questo fenomeno sono da ricercare soprattutto nelle conseguenze legate al cambiamento climatico in corso, che, tra l’altro, favoriscono l’invasione anche da parte di altri animali.
Cavallette in spiaggia
Oltre ai danni causati al settore agricolo – le cavallette sono infatti note come insetti molto voraci – quest’anno le cavallette si sono spinte fino al litorale: la loro presenza è stata infatti segnalata sulle spiagge di Rimini, Riccione, Cattolica, Bellaria, Cesenatico, e in altre zone in provincia di Ravenna. Anche se, secondo gli ultimi aggiornamenti, gli insetti starebbero scomparendo quantomeno dalle spiagge.
Secondo Luca Mazzon, entomologo presso l’Università di Padova, intervistato da Il Resto del Carlino, si tratta di una specie autoctona, la Calliptamus Italicus, che prolifera a periodi alterni, prediligendo “il caldo estremo e gli elementi siccitosi”. Anche lo scorso anno, infatti, l’invasione verificatasi in Sardegna era stata attribuita soprattutto alle ondate di calore sempre più ricorrenti. Il fatto che quest’anno la specie si sia spinta fino al litorale, racconta ancora Mazzon, potrebbe essere dovuto ai venti: le cavallette, infatti, “non hanno un volo controllato e se ci sono forti venti si possono anche lasciare trasportare”.
Le possibili soluzioni
Solitamente questi animali tendono invece a deporre le uova in terreni collinari e relativamente secchi. La lavorazione della terra, sottolinea Mazzon, tende a distruggere le uova, ed è quindi una delle possibili soluzioni per ridurre le popolazioni di cavallette. Un’altra è quella di sfruttare gli animali da cortile, come galline e faraone, per combatterle: questi due animali infatti sono predatori naturali di cavallette. Interventi di questo tipo, che permettono di evitare l’uso di pesticidi, erano stati messi in atto anche lo scorso anno.
Altre specie invasive, non solo in Italia
Ma le cavallette non sono le uniche ad approfittare delle temperature in aumento: Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) segnala ad esempio la colonizzazione di diverse zone del Mediterraneo da parte del cosiddetto pesce scorpione (Pterois miles), originario del Mar Rosso. In questo caso si tratta quindi di una specie alloctona, considerata fra l’altro come una delle più invasive al mondo, che sta sfruttando l’aumento delle temperature per colonizzare il Mediterraneo. La sua presenza nelle acque italiane è stata segnalata per la prima volta nel 2016, e lo scorso giugno ne sono stati pescati due esemplari nei pressi delle province di Crotone e Reggio Calabria. È un pesce commestibile ma molto pericoloso da maneggiare, dato che le sue pinne dorsali sono ricoperte da spine velenose che rimangono tali anche dopo diverse ore dal suo decesso.
Altra specie alloctona che sta letteralmente invadendo il Mediterraneo è il cosiddetto granchio blu, o Callinectes sapidus. Questo animale, originario dell’Atlantico, sta in particolare popolando alcune zone dell’Adriatico che si trovano vicino a lagune ed estuari, causando non pochi danni agli ecosistemi locali. Tanto che il 20 luglio è stato approvato un documento comune dalle Regioni Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia “indirizzato al Governo affinché adotti le misure necessarie, e specifiche, per contenere i danni all’ambiente marino e all’economia causati dal ‘granchio blu’, specie alloctona dannosa che si ciba di vongole e novellame”.
Ma l’Italia non è l’unico Paese al mondo colpito da questo tipo di fenomeni. Ricordiamo ad esempio l’invasione delle lumache giganti africane verificatasi nei mesi scorsi in Florida (Stati Uniti), che ha addirittura fatto scattare la quarantena a causa dei pericoli per la salute umana (oltre che per l’agricoltura) che questa specie può causare.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2023-08-02 14:09:11 ,