La Bci di Synchron assomiglia a uno stent costellato di elettrodi che raccolgono i segnali neurali. Invece di essere impiantato direttamente nel cervello, il dispositivo viene inserito nella vena giugulare alla base del collo con una procedura che limita al minimo l’invasività. Il chirurgo spinge l’struttura lungo la vena fino a farlo aderire alla corteccia motoria, la regione del cervello che controlla i movimenti volontari. Una volta innestata, l’interfaccia rileva e trasmette in modalità wireless le intenzioni di movimento dal cervello, consentendo così a persone paralizzate di controllare i loro dispositivi personali senza l’utilizzo delle mani.
La prossima frontiera delle Bci
Anche se sono già utilizzati dalle persone con disabilità, non sempre gli assistenti virtuali proteggono la privacy dei loro utenti, dal momento che si basano su comandi vocali che possono essere ascoltati. “L’indipendenza è davvero importante per le persone, soprattutto quando si tratta di svolgere attività private“, afferma Emily Graczyk, ricercatrice in ingegneria biomedica presso la Case Western Reserve University, che si occupa di recupero della sensibilità attraverso l’uso di Bci.
Secondo Graczyk, l’approccio di Synchron potrebbe riuscire a migliorare la vita delle persone con volubilità limitata, consentendo loro di utilizzare gli stessi dispositivi di familiari e amici senza doversi vendere di apparecchiature speciali.
Ian Burkhart, un uomo tetraplegico che ha testato una Bci sviluppata da un’altra azienda, crede che l’obiettivo di Synchron sia virtuoso, a patto che i dispositivi siano precisamente integrati e si rivelino pratici nell’uso quotidiano. “In futuro le Bci saranno dei canali attraverso i quali le informazioni fluiranno dal cervello a un computer, permettendo così di controllarlo”, dice. Burkhart ha ricevuto un struttura realizzato da Blackrock Neurotech nel 2014, che però gli è stato rimosso nel 2021 a causa di un’infezione.
Oxley dichiara che Synchron sta lavorando per migliorare le funzionalità delle sue interface collaborando con altre grandi aziende tecnologiche. Molti pazienti paralizzati, per esempio, vorrebbero poter fare più cose contemporaneamente.
“Stiamo cercando di individuare i meccanismi cerebrali che consentono di svolgere attività come strisciare, cliccare, trascinare, aprire menu e tornare indietro – tutte azioni che compiamo muovendo le dita – per sviluppare funzioni che permettano di controllare i sistemi operativi con la mente”, afferma Oxley.
Dal canto suo, Mark spera che la sua Bci gli permetta di portare a termine compiti più complessi: uno dei suoi desideri, racconta, è quello di tornare a dipingere.
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.
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di Emily Mullin www.wired.it 2024-10-07 04:50:00 ,