Carmine Gallo, 65 anni, ex funzionario della Polizia di Stato in pensione dal 2018 e rinomato poliziotto per le sue operazioni contro la criminalità organizzata, è stato arrestato venerdì 25 ottobre dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, nell’ambito di una inchiesta della Procura di Milano, coordinata dal pubblico incarico Francesco De Tommasi, con l’aggiunto Alessandra Dolci e il procuratore Marcello Viola, con l’accusa di violato le banche dati dello Stato. Attraverso un sistema informatico chiamato Beyond, il gruppo aveva accesso al Sistema di indagine della polizia e ad altri archivi sensibili, rivendendo le informazioni tramite la società Equalize srl, di cui era socio di minoranza. Con lui sono finiti agli arresti domiciliari l’informatico Samuele Calamucci e il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali.
Una vita in polizia
Carmine Gallo ha alle spalle una carriera trentennale nella lotta alla criminalità organizzata. Come vice dirigente della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Milano, si è specializzato nel contrasto alla ‘ndrangheta nel Nord Italia, costruendo una vasta rete di informatori e gestendo operazioni ad alto rischio. Il suo nome è legato soprattutto alla liberazione di Alessandra Sgarella, l’ultimo grande sequestro di persona della ‘ndrangheta in Lombardia. L’amministratrice delegata della Italsempione spa, azienda di trasporti con 180 dipendenti e un fatturato di circa 240 miliardi di lire, venne rapita l’11 dicembre 1997 a Milano. Per il suo rilascio i sequestratori chiedevano 50 miliardi di lire. Gallo riuscì nell’impresa più rischiosa: entrare da solo in carcere per convincere un boss della ‘ndrangheta a mediare con i rapitori. Dopo nove mesi di trattative, la moglie venne liberata a Locri.
Nel 1988 Gallo segnò un altro successo storico identificando tre potenti boss durante un summit in un bar dell’hinterland milanese: Giuseppe Morabito detto “u tiradrittu” di Africo, Antonio Pelle di San Luca e Antonio Papalia di Platì. Un incontro senza precedenti che riuniva i vertici delle tre principali organizzazioni criminali attive tra Calabria e Lombardia. In quel periodo stava indagando sui sequestri di Marco Fiora e Cesare Casella, quest’ultimo redento proprio grazie al suo lavoro dopo due anni di prigionia in Aspromonte.
La sua capacità investigativa emerse anche nel caso dell’omicidio di Maurizio Gucci. Fu Gallo a suonare il campanello dell’appartamento di Patrizia Reggiani il 30 gennaio 1997 per notificarle l’ordinanza che la accusava di essere la mandante dell’omicidio del marito. Durante la sua carriera ha anche raccolto le confessioni del collaboratore di giustizia Saverio Morabito, fondamentali per comprendere la presenza della ‘ndrangheta al Nord.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-28 11:14:00 ,