Ci vuole un albero per salvare le città: la nostra top 10

Ci vuole un albero per salvare le città: la nostra top 10

Ci vuole un albero per salvare le città: la nostra top 10


Cosa c’è di più bello del piantare un giovane albero? Il poterlo accudire e il vederlo crescere. I vantaggi che ricaviamo dal coltivare una pianta, però, vanno ben oltre il piacere, come ricorda la Giornata nazionale degli alberi che si celebra oggi – il 21 novembre, – istituita nel 2013 per sottolineare quanto queste creature siano importanti per il nostro benessere e per contrastare la crisi climatica.

Molti i servizi resi all’ambiente dai vegetali: oltre a darci ossigeno e cibo, provvedono all’ombra, assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera, migliorano il microclima urbano e la qualità dell’aria, incrementano la biodiversità, abbassano i tassi di criminalità, regalano bellezza ed è il momento migliore per prenderne atto, perché l’autunno nei Paesi mediterranei è la stagione ideale per piantare un albero. Il terreno in novembre è ancora tiepido e le radici possono esplorarlo fino ai primi geli, così la pianta in primavera non dovrà far altro che crescere, perciò vi proponiamo dieci specie e varietà adatte ai piccoli giardini e ai vasi, in grado di resistere ai nuovi estremi climatici e all’inquinamento, insieme con i consigli per curarle al meglio.
 

Corbezzolo, il tricolore vegetale bello fino a Natale

Da ottobre a dicembre sul suo fogliame verde scuro spiccano fiorellini bianchi che nutrono le api, in contemporanea con grosse bacche rosse che fanno la gioia degli uccelli. Per questa bellezza tricolore, il corbezzolo è la pianta nazionale d’Italia. Gli inglesi, invece, lo chiamano “albero delle fragole” poiché i suoi frutti sono commestibili. In natura Arbutus unedo – così si chiama in latino – è tra le specie più diffuse nella macchia mediterranea, dove cresce come grande cespuglio. Quelli che consideriamo piccoli alberi, infatti, sono in realtà arbusti modellati in forma arborea, lasciando sviluppare solo il germoglio principale. Sia per il corbezzolo sia per altre specie, quando si pianta un albero è importante partire da una pianta giovane, una scelta sostenibile e funzionale perché i piccoli esemplari sono molto adattabili, attecchiscono subito e crescono velocemente, mentre le piante già grandi dopo il trapianto restano “imbalsamate” per qualche anno. Così facendo, si risparmia anche, e le specie autoctone si possono addirittura ottenere dai vivai forestali regionali a prezzi irrisori.

Il ginkgo nano, bellezza in miniatura

Il Ginkgo biloba è una sorta di fossile vivente con una storia di oltre trecento milioni di anni e alcuni esemplari della specie sono persino sopravvissuti alle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki, evidenze che la dicono lunga sulla sua resistenza. La bellezza del ginkgo è nelle foglie, a forma di ventaglio, color oro in autunno, e nelle dimensioni maestose dell’albero, che raggiunge i 30 metri di altezza; per i piccoli giardini o per i vasi, però, possiamo scegliere la varietà compatta ‘Mariken’, con chioma molto densa, sui tre metri di altezza circa. Per chi ha bisogno di un albero verticale a forma di cipresso, invece, c’è il ginkgo ‘Menhir’. Entrambe sono piante solo maschili, perché le femmine di ginkgo danno frutti dall’odore sgradevole (in Oriente i loro noccioli sono considerati leccornie). Per coltivare in contenitore il ginkgo compatto e altri alberi, bisogna scegliere vasi con un diametro definitivo di circa 60 centimetri.

Il mirabolano: un vero highlander

Anche conosciuto come marusticano o pruno selvatico, Prunus cerasifera è la specie su cui vengono innestati tutti i susini, in virtù della sua resistenza. Ha fiori bianchi a fine inverno e frutti rossi oppure gialli in estate, commestibili. Nei vivai si trova spesso la varietà ‘Pissardii’, con la chioma porpora, ma vale la pena di cercare quella a foglie verdi che nei mesi più caldi trasmette – anche visivamente – una sensazione di frescura. Come le altre piante qui citate, i mirabolani dimostrano buona resistenza ai periodi di siccità prolungata, ma questo discorso vale soltanto quando si prendono in considerazione alberi già affrancati, in terra da oltre tre anni. Le piante messe a dimora da poco e quelle in vaso, invece, sono dipendenti dalle nostre cure e richiedono annaffiature regolari. 

 

Il verde melograno…

Foglie verde brillante che diventano dorate in autunno, fiori vermigli e frutti rossi e vitaminici, simbolo di abbondanza. Aggiungiamoci la resistenza, che chiedere di più? Per crescere sano il melograno, Punica granatum, necessita di almeno mezza giornata di sole diretto, come le altre varietà qui citate. Come si pianta in terra? Scaviamo una buca ampia e profonda il doppio del volume del vaso con il nostro esemplare e mettiamo sul suo fondo uno strato di ghiaia o di argilla espansa, per assicurare il drenaggio. Misceliamo alla terra estratta dello stallatico maturo (in vendita in sacchi) e poi riempiamo la buca fino a metà della profondità. Estraiamo la pianta dal contenitore, facciamo dei tagli verticali nella zolla con le radici, per evitare che queste rimangano arrotolate su loro stesse, quindi posizioniamo l’albero al centro della buca facendo attenzione che sia a filo di terra. Infine, riempiamo il vuoto intorno con il terriccio avanzato. È importantissimo collocare la zolla a livello del terreno circostante senza andare troppo in profondità perché il colletto, cioè il punto di passaggio tra fusto e radici (che è anche il tendine d’Achille della pianta) deve rimanere a contatto con l’aria, altrimenti è suscettibile alle malattie; vale per tutti gli alberi.

 

Gli olivi a prova di gelo.

Con la sua chioma argentata, bella tutto l’anno, l’ulivo non ha bisogno di presentazioni. Non facciamoci tentare dalle piante annose potate brutalmente per essere trasferite dalla campagna ai giardini. Anche in questo caso, gli esemplari giovani cresciuti sul posto saranno più sani e acclimatati. Tra le varietà che resistono bene anche al gelo, cerchiamo ‘Leccino’, ‘Bianchera’, ‘Ghiacciola’, ‘Seggianese’, ‘Maurinò e ricordiamoci che gli ulivi, come le altre specie sempreverdi, vanno innaffiati anche in inverno: bagniamo poco e al mattino, quando la terra è asciutta, per dare tempo all’acqua di assorbirsi prima di sera, evitando così che geli. Le piante in vaso muoiono di sete soprattutto nella brutta stagione, quando ci dimentichiamo di loro.

 

Il fico, un “nuovo” albero per la città.

“Difficile immaginare una pianta più prodiga di attenzioni del fico… Magari era il fico piuttosto che il melo l’albero del Paradiso Terrestre?”, si domandano Francesco Ferrini e Ludovico Del Vecchio in Alberi e gente nuova per il pianeta (Elliot), appena arrivato in libreria. In questo compendio, imperdibile per chiunque abbia a cuore l’ambiente, Ficus carica figura tra i “nuovi” alberi da prendere in considerazione per la città, con tutte le carte in regola per resistere in condizioni estreme, combinando la bellezza e il profumo delle foglie alla dolcezza dei frutti in estate e l’architettura sinuosa dei rami in inverno. Tra le varietà più resistenti al freddo,  ‘Montana Nerà e ‘Califfo Blu’; quelle compatte adatte ai vasi sono invece ‘Little Miss Figgy’, ‘Ice Crystal’, ‘Rossellino’, ‘Dattero’, ‘Nerucciolo dell’Elba’. Serve la potatura? Questa pratica è più necessaria per finalità umane che per l’albero. Se dobbiamo ridare forma alla pianta, tagliamo i rami soltanto quando sono ancora piccoli, senza mai recidere grossi fusti, intervenendo a fine inverno, scampato il pericolo del gelo.
 

Il pepe del Sichuan, l’acero globoso e altre storie

Tra gli altri protagonisti per i piccoli spazi, una novità è il pepe di Sichuan, Zanthoxylum piperitum, coltivato in Cina come spezia, con piccole foglie verdi e grani di pepe rossi in autunno; mettiamolo lontano dalle aree di passaggio perché ha rami spinosi. Più classico, l’acero globoso (Acer platanoides ‘Globosum’), con foglie larghe e una chioma perfettamente tondeggiante e densa, con un fitta ramificazione che lo rende interessante anche d’inverno e che piace molto agli uccellini. Ancora, il tamerice, Tamarix ramosissima ‘Pink Cascade’, con le sue soffici cascate di fiori rosa, resiste persino alla salsedine. Sempre in rosa, l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum) si ricopre si fiori sui rami nudi in primavera, piace agli impollinatori e in più, come le altre ex-leguminose (oggi Fabaceae) concima il terreno grazie alla simbiosi con batteri azotofissatori che vivono sulle radici, quindi fa felici anche le piante vicine. In generale, gli alberi sono contenti di crescere in compagnia, per poter stringere collaborazioni e alleanze. Lo illustra bene il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso in “La tribù degli alberi“, romanzo in libreria dal 22 novembre per Einaudi: nel racconto, che non tralascia il rigore scientifico, i protagonisti si riuniscono in clan e mettono insieme le loro conoscenze per superare le difficoltà del momento, perché negli ultimi duecento anni il clima della terra di Edrevia si è trasformato come mai accaduto prima… Così gli alberi, oltre a salvare il pianeta, ce lo raccontano con i loro occhi.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-11-21 10:18:50 ,

www.repubblica.it

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Il post dal titolo: Ci vuole un albero per salvare le città: la nostra top 10 scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-11-21 10:18:50 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue

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