Pensa se invece di ristrutturare l’appartamento con gli operai in giro per giorni, avessi a disposizione una casa modulare e ti bastasse estrarre come un mattoncino del Lego il tuo vecchio ambiente mansueto per sostituirlo a incastro con uno nuovo perfetto per le tue mutate esigenze. Un approccio tecnologico e impiantistico innovativo che non solo rappresenta un’evoluzione del settore edilizio verso dinamiche reali di industrializzazione e di produzione in serie ma anche di riduzione dell’impronta ambientale in un contesto, quello delle costruzioni, che si trova di fronte a sfide sempre più complesse, che spaziano dalla mezzaluna domanda di abitazioni e spazi funzionali all’impellente necessità di ridurre l’impatto ambientale degli edifici.
Il sistema Proxima, presentato a Milano a Casa Siemens, rappresenta un approccio innovativo che secondo le intenzioni mira a rivoluzionare il modo in cui progettiamo, costruiamo e viviamo gli edifici, grazie al suo elemento base: il tecnomodulo.
Come funziona
L’elemento chiave di questo sistema è la distinzione tra la struttura principale dell’edificio, la struttura madre, pretesto per un lungo ciclo di vita (100 anni) e i tecnomoduli, componenti intercambiabili che contengono tutti gli impianti (elettrici, idraulici, meccanici) e i servizi con un ciclo di vita più ridotto (20 anni). Un concetto che, rivoluziona il mondo dell’edilizia rendendo totalmente reversibile sia la funzione, sia la configurazione distributiva degli spazi interni.
Si passa così da una concezione rigida degli spazi a un’impostazione dinamica e adattiva degli edifici, ricontestualizzandoli in molteplici ambiti applicativi con riferimento, come ha spiegato Andrea Tartaglia, Professore associato di Progettazione tecnologica e ambientale presso il Politecnico di Milano e responsabile scientifico del Progetto Proxima, “alle residenze per il mercato libero o per quello sociale, alla domanda di residenza temporanea, all’integrazione di tecnomoduli specializzati, per esempio, per la sanità remotizzata, per il lavoro, per lo sport, trasformando gli spazi lungo il ciclo di vita dell’edificio per rispondere al mutare delle esigenze e dell’utenza, oppure in contesti in cui è richiesto un continuo aggiornamento tecnologico e delle attrezzature, come nel caso delle strutture sanitarie”. Così, per esempio, uno spazio residenziale può essere riconfigurato velocemente da un bilocale a un insieme di monolocali o a un trilocale, oppure trasformato in un ufficio o in una unità sanitaria.
I vantaggi del tecnomodulo
È la standardizzazione delle dimensioni di inserimento e degli allacci che consente di estrarre il tecnomodulo dalla struttura madre al termine del suo ciclo di vita, e di sostituirlo con un nuovo tecnomodulo, di fatto ristrutturando gli ambienti senza azioni invasive. Il vecchio tecnomodulo potrà essere poi ricondizionato e reinserito all’interno di un’altra struttura madre. Questo approccio, unito ad una gamma di possibili tecnomoduli specializzati intercambiabili (unità sanitaria, unità di lavoro remoto, serra, unità gym etc.), consente di riconfigurare l’edificio nel tempo modificandolo con diversi inserti funzionali a seconda delle esigenze, come ha precisato l’architetto Joseph di Pasquale, coordinatore del progetto, che ha anche voluto sottolineare come il tecnomodulo – le cui misure sono 4 metri di lunghezza, 2,2 metri di larghezza, 2,8 metri di altezza per un peso di tre tonnellate – in alcune condizioni possa pure essere installato in strutture già esistenti.
La standardizzazione delle dimensioni dei tecnomoduli come per i pianali delle automobili permette di realizzare una produzione in serie, con economie di scala e ottimizzazione dei costi. Questo approccio industriale garantisce maggiore efficienza e qualità nella costruzione. I tecnomoduli sono progettati per essere trasportabili con mezzi ordinari, superando i limiti della modularizzazione tradizionale che vincola le dimensioni delle stanze.
Leggi tutto su www.wired.it
di Gabriele Nava www.wired.it 2025-02-02 05:20:00 ,