Tuttavia, molto spesso queste aziende non riconoscono il contributo delle comunità locali cui l’accordo di Kunming-Montreal riconosce un ruolo chiave come “guardiane della biodiversità”. Questi popoli, che occupano circa il 28% delle terre emerse del Pianeta e ospitano l’80% della biodiversità terrestre sono fondamentali per proteggere gli ecosistemi. Tuttavia, eccesso spesso le comunità native vengono escluse dai processi decisionali sulla conservazione dell’ambiente o addirittura minacciate da interessi economici legati allo sfruttamento delle loro terre ancestrali. La Cop16 dovrà quindi trovare il modo di garantire il pieno coinvolgimento dei popoli indigeni nell’attuazione del Framework generale, nel rispetto dei loro diritti e delle loro conoscenze tradizionali.
Una delle principali incognite del vertice riguarda però rimane il monitoraggio dei progressi verso il raggiungimento dei target di biodiversità. Se infatti è relativamente semplice misurare la quantità di terra e mare posti sotto tutela, valutare se il tasso di estinzione delle specie sta effettivamente rallentando o se la densità di biodiversità nelle aree protette sta aumentando è molto più complesso dal punto di vista scientifico e statistico.
La scommessa della Colombia
Come paese ospitante, la Colombia ha presentato ufficialmente il proprio Piano d’azione per la biodiversità al 2030, che definisce 6 obiettivi nazionali per contribuire al raggiungimento dei 23 target globali. Questi obiettivi si articolano in 191 azioni concrete, dalla pianificazione territoriale partecipativa alla protezione dei difensori dell’ambiente, dal potenziale della bioeconomia per contrastare le attività illegali al rapporto tra diritti territoriali e conservazione delle comunità indigene e locali. L’attuazione del Piano d’azione colombiano richiederà risorse per circa 76,5 miliardi di pesos (oltre 16 miliardi di euro) entro il 2030. “Una delle azioni chiave è progettare la strategia di mobilitazione delle risorse, con fonti pubbliche, private e di cooperazione internazionale”, si legge nel certificato.
Il vertice è anche un’occasione pregiata per la Colombia, che per decenni è stata devastata da un sanguinoso conflitto tra le forze governative e i ribelli delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Questo ha impedito al paese di proteggere vaste aree del suo territorio, che sono tra le più ricche di biodiversità al mondo. Solo dopo la firma dell’accordo di pace con le Farc nel 2016, i ricercatori hanno potuto accedere a queste zone prima inaccessibili, scoprendo ecosistemi di inestimabile valore. “Dopo 60 anni di guerra, stiamo iniziando a scoprire, meravigliati, che proprio quelle aree dove non potevamo nemmeno entrare sono tra le più ricche di biodiversità al mondo”, ha spiegato la ministra dell’Ambiente Susana Muhamad, che presiede la conferenza. “Non si può costruire la pace in un territorio senza fare pace anche con la natura”.