Si profilava uno sedile diplomatico, prosegue Bencini. Che chiosa: “Per uscire da dall’impasse, il presidente della Cop29 Mukhtar Babayev di sua iniziativa ha proposto sul tavolo lunedì una bozza di decisione in cui l’assise prendeva atto dell’adozione degli standard preparati in via tecnica dal supervisory body. È stata proprio questa decisione ad essere adottata dalla Cop”. È l’inizio di una fase nuova.
Perché servono le regole
In realtà, prosegue l’esperto, un global carbon market esisteva già: dall’accordo di Parigi in poi, in assenza di qualsiasi decisione sul 6.4, il mondo si è mosso. Esistono già progetti sul territorio, agenzie di rating che effettuano valutazioni, ci sono anche iniziative private multi-stakeholder. Un fiorire disordinato che ha portato a scandali, come quello evidenziato dal Guardian l’anno scorso.
Le regole servivano per far crescere il mercato (ancora piccolo, un miliardo di dollari l’anno: ma al 2050 potrebbe arrivare a centinaia di miliardi) in maniera efficiente. Oggi è ancora piccolo e alimentato dalle domande di poche grandi aziende: in questi anni, a comprare i crediti, sono colossi come Microsoft e Delta Airlines. Tesla anni fa ne ha venduti per miliardi, mettendo a segno un sostegno ai suoi conti.
Ma è stata proprio la mancanza di paletti a inibire la crescita. Nelle parole di Bencini, “mancava uno standard minimo di qualità con un bollino che fosse Onu, e non fornito da iniziative private. Ora il mercato del carbonio può davvero, effettivamente, partire”.
Con le nuove norme decise a Baku, un progetto – prima di essere approvato sotto l’articolo 6.4 – deve superare una serie di controlli minimi. Per esempio, cosa non banale, quelli sul cosiddetto principio “do no harm”: i piani per incassare crediti non devono creare danni collaterali all’ambiente o al clima. Un limite alla corsa sfrenata che i negoziatori hanno immaginato per il futuro: non senza ragione, dal momento che gli appetiti sul green sono enormi. Ma ci sono anche previsioni minime per i progetti che falliscono, con una biforcazione tra fallimenti evitabili e non. Cosa accade se un’area oggetto di riforestazione viene bruciata da un incendio? del resto, sottolinea Bencini, sta crescendo il mondo delle assicurazioni private sui crediti di carbonio.
Non tutti hanno apprezzato. Come visto, si è trattato di un colpo di teatro della presidenza della Cop29 guidata da Babayev. Prendere o lasciare: una volta presentato il testo, ai delegati non è rimasto che adottare. Alle Cop non si contano i voti, si procede in assenza di obiezioni palesi. Si tratta di un classico: le conferenze del clima, grandi assemblee di condominio che devono credere assieme quasi duecento Stati con esigenze agli antipodi, spesso procedono per questa strada. Difficile da comprendere, a volte da accettare. Ma, la storia lo ha dimostrato, spesso efficace. Tra le critiche, il fatto che le regole non sono definitive.
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di Antonio Piemontese www.wired.it 2024-11-13 11:13:00 ,