Cristina Rossello, l’ex legale di Berlusconi è la deputata più ricca: reddito da 2 milioni

Cristina Rossello, l’ex legale di Berlusconi è la deputata più ricca: reddito da 2 milioni

Cristina Rossello, l’ex legale di Berlusconi è la deputata più ricca: reddito da 2 milioni



I guadagni

«Vengo da una famiglia normale, normalissima. E tutto quello che ho, l’ho fatto da me» ha raccontato al Foglio. Il suo motto è quello di una sua prozia santa: «Cuore a Dio e mani al lavoro». La professione e gli incarichi le hanno garantito guadagni notevoli: tra il 2018 e il 2021 il suo reddito imponibile medio è stato di 2,5 milioni di euro con il picco del 2019 quando la sua dichiarazione è arrivata a 3,36 milioni di euro.

Il ruolo in Mediobanca

Rossello è stata a lungo rappresentante del patto di Mediobanca nelle assemblee dell’istituto e ha fatto parte nel consiglio di amministrazione della Spafid, la fiduciaria di Mediobanca. Un posto assegnato in passato ad Ariberto Mignoli, il suo mentore («seguo le sue orme ma nel mio piccolo) e avvocato di fiducia di Enrico Cuccia, deceduto nel 2003. Ha contribuito a tutte le principali riforme societarie (nascita della Consob, legge Draghi, Opa) e nel 1993 tra i cinque saggi del comitato Draghi sulle privatizzazioni.

Il “papello” Mediobanca-Ligresti

Nel 2012 proprio per il suo ruolo in Mediobanca compare (non indagata) nell’inchiesta sul cosiddetto ’”papello”, ossia il presunto accordo tra Mediobanca e la famiglia Ligresti in vista dell’uscita di quest’ultima dalla gestione delle loro società, il gruppo assicurativo Premafin-Fonsai, e della fusione per dar vita a UnipolSai. Secondo l’accusa dei pm la trattativa” tra Mediobanca e la “famiglia Ligresti” puntava a far ottenere una lauta buonuscita, tra cui 45 milioni di euro e una lunga lista di benefit, al costruttore siciliano e ai suoi tre figli, Paolo, Jonella e Giulia, in cambio della loro addio alla gestione del gruppo.

Trattativa che – come risultava dall’avviso di conclusione indagini – si sarebbe conclusa con un “accordo” che venne «tenuto nascosto» e custodito in una cassaforte, all’organismo di vigilanza del mercato, la Consob. Il cosiddetto “papello”, in particolare, sarebbe stato consegnato all’avvocato Rossello. L’accusa contestata dalla Procura di Milano in concorso ad Alberto Nagel, amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, e a Salvatore Ligresti era di ostacolo all’attività di vigilanza della Consob. Nel 2015 l’inchiesta finisce con un’archiviazione.



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