La rottura è insanabile. Dopo le parole di Enrico Letta, a sbarrare la strada in modo definitivo a un’intesa elettorale con il M5S, è partita sul fronte opposto al centrodestra dato per favorito alle imminenti elezioni la discussione su forma e contenuti della nascitura alleanza. Una coalizione di centrosinistra (il nome abbozzato è «Democratici e progressisti») con al centro l’agenda sociale e le riforme interrotte con la fine dell’esperienza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Il sì di Speranza a Letta
Da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più il leader dem va per strappare all’ormai ex compagno di viaggio le sue parole d’ordine («noi siamo molto più progressisti dei 5 stelle») assicurando tuttavia che non andrà in scena «una campagna astiosa o arrabbiata» contro Conte. «Con loro abbiamo fatto un percorso che rivendico. Non mi sono pentito perché c’era stata un evoluzione dei Cinque Stelle», ma poi l’ex premier pentastellato «ha fatto la scelta di campo di abbandonare quella evoluzione». È la risposta all’avvocato del popolo che – in un’intervista – affermava che il Pd è «arrogante» e «i progressisti siamo noi», osservando che l’accusa di essere un traditore «è un’infamia, ma non mi fa male». Resta il fatto che Letta non riesce a digerire la caduta del governo Draghi, «un suicidio collettivo della classe politica del nostro Paese, che ne esce molto ammaccata», e annuncia le future mosse per costruire «una lista aperta, espansiva, di cui ho parlato con Roberto Speranza, coi socialisti, coi cattolici di Demos, e che vorrei fosse guidata da 100 mila volontari». Sul percorso condiviso il sì del ministro della Salute è già acquisito.
Zingaretti verso candidatura, «a disposizione» del partito
Cominciano a venir fuori i primi nomi eccellenti. «Io candidato in Parlamento? Io sono amministratore grazie ai cittadini della mia comunità ormai da quattordici anni perché abbiamo sempre vinto insieme le elezioni. Io sono a disposizione di un progetto politico, poi dipenderà da Enrico, dal gruppo dirigente del Pd», annuncia Nicola Zingaretti. «La mia consiliatura è finita, perché nel Lazio dopo due mandati non ci si può ricandidare e penso che due mandati per un presidente di regione siano sufficienti. Sicuramente combatterò, strada per strada e nelle piazze per ridare speranza a questo paese che è la mia gente e alla mia comunità».
Brunetta guarda al fronte allargato
L’appello di Letta a costruire una nuova coalizione viene accolta con freddezza da Sinistra italiana ( «non serve l’agenda Draghi ma un progetto con Pd e M5S») ma incassa invece la benedizione del ministro Renato Brunetta, fresco di addio a Forza Italia. «Il mio sogno è avere questa unione repubblicana che prenda l’agenda Draghi come base e metta insieme tutte le anime che vi si riconoscono», spiega, contemplando nel progetto «Calenda, Renzi, Toti, Bonino, Letta, Speranza» e anche «Di Maio che è stato un bravissimo ministro degli Esteri». Insomma, un’unione e un rassemblement repubblicano, e «un listone allargato di presenze politiche che abbiano un programma politico: Letta sta lavorando su questo e ci stiamo lavorando tutti». Matteo Renzi si mantiene cauto. Annuncia dall’1 al 3 settembre una Leopolda anticipata e avvisa: «Le alleanze non si fanno in base a simpatie o antipatie ma su idee chiare, forti e condivise. Siamo pronti a votare con il nostro simbolo e i nostri candidati che andremo a individuare».
Bonino: iniziata interlocuzione con il Pd
«Da ventiquattr’ore è iniziata la prima interlocuzione col Pd che in questi anni ha preferito altri interlocutori, il M5s e l’estrema sinistra, ad esempio». È il cenno di apertura fatto dalla senatrice di +Europa Emma Bonino alla presentazione del “Patto Repubblicano”, con Azione, in vista delle elezioni del prossimo settembre. «Starà anche al Pd aprire un’interlocuzione con noi, che auspichiamo. Non è che mi posso presentare nella sede del Pd con un bazooka, non si può fare». La base di discussione è un documento, presentato in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, che «non sono le tavole della legge e neanche un manifesto elettorale, è un tentativo di mettere per iscritto 11-12 punti su cui invitare alla riflessione altre forze politiche, sbrigandosi però, perché non abbiamo tempi biblici». Carlo Calenda disegna il perimetro del Patto Repubblicano con +Europa e gli altri potenzialmente interessati. «Non è aperto a chi ha fatto cadere Draghi, con certezza matematica, quindi è “auto-escludente”. I no sono a chi ha fatto cadere Mario Draghi».