Sospeso pochi giorni dopo la sua candidatura a consigliere e sindaco di Napoli, Roberto Ionta, avvocato napoletano, è stato tra i primi a credere nei Cinque Stelle in Campania e tra i primi militanti storici ad essere espulso.
Avvocato Ionta, Lei che ci ha creduto nel Movimento…
“La interrompo subito, io credo ancora in quei valori e in quello spirito. E’ chi guida il Movimento oggi che non ci crede più. Che ha tradito quei principi e noi, forse ci ha anche usati”.
E secondo Lei allora chi è che resta oggi nel M5S?
“I signor sì. Soltanto se sei uno ‘yes man’ al servizio di Luigi Di Maio e Beppe Grillo, con zero materia grigia, non rischi l’espulsione. Chi ha testa e visibilità viene messo alla porta”.
Parla così perché l’hanno fatta fuori.
“No, parlo così perché è un dato di fatto. Siamo arrivati al punto che oggi gli iscritti possono solo ratificare le decisioni già prese da Di Maio, che è capo politico e garante insieme, e Grillo. Non esiste più alcuna democrazia dal basso, è diventata una dittatura. Io sono soltanto uno degli esempi viventi di quest’evoluzione”.
Secondo Lei perché l’hanno cacciata?
“Hanno accusato me ed altri 36 attivisti, solo per aver partecipato ad un gruppo segreto Fb, su cui tra l’altro non ho mai scritto, di aver tentato di manipolare l’esito del Meet Up Napoli per la scelta dei candidati alle comunali. La verità è che forse era meglio uno juventino, del Nord, che non avrebbe mai vinto le elezioni, in una città grana come Napoli. Qui per loro sarebbe andata molto peggio di Roma. Io ero un candidato scomodo”.
Secondo Lei c’era un disegno preciso quindi?
“Guardate le ultime parlamentarie o le liste per le Politiche. Chi ha scelto i candidati? Il Movimento dice di aprire ai cittadini, ma poi ci sono i nomi famosi, che non hanno mai militato sotto un gazebo, quelli che portano voti, o quelli sponsorizzati da Di Maio e Fico. Fanno esattamente come tutti gli altri partiti, spacciando una democrazia bluff. Altro che la casalinga al Ministero dell’Economia, come diceva Grillo”.
Vabbé pure credere che la casalinga diventi ministro però…
“Sì, poco praticabile sicuramente, ma lo spirito dei cittadini nelle istituzioni era giusto”.
Ma l’onestà non significa competenza.
“Certamente, ma almeno si era deciso di investire in quel valore. Poi al Movimento, basta guardare Rimborsopoli, è venuto a mancare anche quello”.
In realtà Di Maio dice che puniscono le “mele marce”
“Macché, solo quelle che vogliono loro. Poi se conviene vanno bene i rinviati a giudizio, o i candidati che vengono da altri partiti. E li mandano via o quando è troppo tardi o quando sono stati scoperti da altri, visto che il sistema di controllo fa acqua da tutte le parti”.
Vedi il massone Vitiello.
“Anche lì. Se la prendono con la massoneria, ma Di Maio è il primo ad essere sceso a patto con le lobby facendo inversione sull’euro e sulla Nato”.
A chi oggi si iscrive al Movimento cosa direbbe?
“Io ci ho creduto al punto che ci stavo rimettendo anche la mia famiglia per il tempo che ci dedicavo. Poi quando sono rimasto solo in alcune battaglie politiche ho capito la sua vera natura, basti pensare a quanto accaduto con la Germania. Quando nessuno, neanche Fico, ha voluto combattere con me contro la Merkel e la concorrenza sleale delle imprese tedesche. Una battaglia che ho vinto da solo, facendo restituire anche fondi. Anche in quel caso forse dava fastidio la visibilità. In questa occasione, come in altre e fino all’espulsione, ho sperimentato sulla mia pelle la vera natura del Movimento, la sua doppia, anzi tripla morale. Oggi a chi si iscrive o lo vota direi che è un partito, esattamente come tutti gli altri”.