Il dl migranti? “Il nuovo ‘decreto Sicurezza’ approvato dal Consiglio dei ministri del Governo Meloni non è altro che l’ennesimo tentativo di ostacolare e criminalizzare le attività delle navi della società civile. Nessun governo può impedire a una nave di sottrarsi all’obbligo di soccorso e nessuna nave si rifiuterà di accogliere chi chiede aiuto nel Mediterraneo centrale. Rispetteremo il diritto internazionale, come abbiamo sempre fatto”. A dirlo all’Adnkronos è Sea Watch, a proposito della bozza del decreto immigrazione approvato dal Cdm e contenente le nuove regole di condotta per le navi della flotta civile che effettuano salvataggi in mare.
“Leggeremo le nuove regole e le valuteremo. E’ importante sottolineare, però, che il nostro lavoro è già ampiamente regolato da un corpus piuttosto sostanzioso di norme internazionali, di trattati e convenzioni che regolano il soccorso in mare. Qualsiasi legge nazionale non può essere in contrasto con questo insieme di norme”, aveva detto stamane all’Adnkronos Francesco Creazzo, portavoce di Sos Mediterranee. “Le organizzazioni di soccorso civile non operano nell’anarchia – sottolinea Creazzo -. Non c’è alcun Far West e non siamo i ‘pirati dei Caraibi’. Al contrario ci muoviamo nel pieno rispetto di regole internazionali che quasi tutti gli Stati del mondo hanno firmato e ratificato”.
Il pacchetto di misure elaborato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dovrebbe prevedere la possibilità di un solo salvataggio con la segnalazione alle autorità competenti delle operazioni e l’immediata assegnazione di un porto sicuro. Regole di fatto già seguite nelle ultime settimane con l’assegnazione in tempi record del Pos alle navi della flotta civile impegnate nel Mediterraneo centrale. Porti, però, sempre più lontani dalla zona Sar. All’Ocean Viking di Sos Mediterranee, che nella notte tra lunedì e martedì ha soccorso 113 persone, tra cui 23 donne, alcune delle quali incinte, circa 30 minori non accompagnati e 3 neonati (il più piccolo ha solo tre settimane), ieri è stato assegnato prima La Spezia e dopo qualche ora Ravenna. Una scelta “problematica sotto diversi punti di vista”, spiega Creazzo.
In primo luogo perché “mette a rischio la vita delle persone in fuga nel Mediterraneo centrale”, dice il portavoce di Sos Mediterranee, ricordando come in questo momento “l’Ocean Viking sia l’unica nave di soccorso in zona. Non ci sono altri assetti”. Ravenna, inoltre, si trova a quattro giorni e mezzo di navigazione dalla posizione in cui la nave umanitaria ha condotto il soccorso. “Questa distanza è un rischio per la sicurezza delle persone che abbiamo soccorso, oltre che per l’equipaggio”. E poi c’è l’aspetto logistico, ossia “il tempo e il fattore economico”. Insomma, “una serie di problematicità che non ci fanno ben sperare. Certamente questo tipo di indicazione non può sorgere a prassi”, avverte.
“Abbiamo sempre rispettato le leggi nazionali, ma queste non possono essere in contrasto con la legge del mare e con le normative internazionali”, sottolinea Creazzo. E se venisse introdotta per decreto la regola in base alla quale si può effettuare un solo soccorso e subito dopo occorre fare rientro in porto? “Va bene come principio, ma se in zona c’è un’altra imbarcazione in difficoltà il capitano della nave ha l’obbligo, in base alle convenzioni internazionali, di soccorrere. Le leggi nazionali non possono essere in contrasto con le normative internazionali”, conclude.
[email protected] (Web Info) 2022-12-28 21:02:06
Adnkronos – Cronaca
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