Essere digitali e circolari, ma come? Hanno provato a rispondere 100 imprese legate dalla community Wwworkers, nata nel 2010. Un percorso lungo tre mesi durante il quale piccole e medie aziende, quelle che tipicamente compongono il tessuto imprenditoriale italiano, si sono confrontate. Dentro ognuna batte un cuore verde. “L’obiettivo era quello di stilare un manifesto di 10 punti per definire quali sono gli elementi distintivi di cui le aziende devono farsi portatrici per essere sia digitali sia circolari – dice a Wired Giampaolo Colletti, inventore di Wwworkers -. Raccogliere la sfida significa essere attenti a una serie di tematiche che vanno dalle materie prime ai processi produttivi ai meccanismi integrati di distribuzione e vendita”. Per andare oltre gli slogan, riprende Colletti, “con azione concrete, misurabili, certificate e credibili. Ormai è chiaro: i consumatori, soprattutto quelli più giovani, sono attenti a quello che acquistano, e preferiscono queste realtà”.
Il Manifesto sul futuro circolare è stato presentato alla Camera dei deputati nel pomeriggio di giovedì 15 dicembre 2022. Il calcio d’inizio risale a settembre, con le prime 30 realtà che hanno dato il via ai lavori: a seguire, nel corso di novanta giorni, si sono aggiunte le altre.
Crescono i consumi, ma non il riutilizzo
Crescono i consumi, ma non il riutilizzo. Il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, realizzato dal Cen (Circular economy network) riporta che tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso, a livello globale, dal 9,1% all’8,6%. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno, a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate). Nonostante tutto, l’Italia è tra i paesi che reggono il passo: nel quadro delle prime 5 economie europee si posiziona in cima alla lista per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia. E nello sviluppo dell’economia circolare in Italia, un ruolo importante può essere giocato proprio dalle micro-imprese, se si considera che su 4,4 milioni di aziende attive in Italia, le microimprese con meno di 10 addetti sono quelle numericamente più rilevanti: il 95,05% del totale, contro un 4,86% di pmi e un 0,09% di grandi imprese, come riportano i dati degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.
I 10 punti chiave
Ma quali sono i punti chiave per essere circolari e digitali? Secondo il documento messo a punto dalla community di Wwworkers in collaborazione con Opinno, una società di consulenza statunitense, innanzitutto una progettazione che favorisca il disassemblaggio: il prodotto deve essere disegnato pensando all’intero ciclo di vita, anche alla fase finale in cui, per riciclarne le componenti, è necessario smontarlo. In secondo luogo, l’utilizzo di materie prime seconde e il recupero degli scarti di produzione. Ma anche i cicli produttivi devono essere pensati in maniera sostenibile, idealmente puntando all’autosufficienza energetica. Fondamentale il tema del packaging, che deve essere ridotto al minimo e facile da recuperare, e la distribuzione a basso impatto, da effettuare con mezzi sostenibili. Anche la scelta delle opzioni di consegna a domicilio deve essere improntata al risparmio di risorse ed emissioni. Ci sono poi tracciabilità e trasparenza (“Chi scommette sulla circolarità non ha nulla da nascondere”, si legge nel testo) e l’utilizzo della tecnologia per risparmiare risorse. Infine, un approccio che tenga in considerazione il benessere delle generazioni presenti e future.
Le imprese
Tra le imprese che hanno preso parte all’hackathon ci sono realtà interessanti come Energy Dome che a Milano ha brevettato un sistema che sfrutta la CO2 per immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili non programmabili, e Ricehouse, che nel biellese produce materiali per l’edilizia a partire dagli scarti del riso. Greenhouse a Cosenza ha creato il primo consorzio di aziende specializzate nella coltivazione di agrumi in serre fotovoltaiche, capace di immettere il 95% dell’energia prodotta nella rete nazionale, mentre Levante a Milano ha realizzato dei pannelli solari prêt-à-porter, pieghevoli, in stile origami, fatti di materiali riciclati e rigenerabili. Ma ci sono anche Sibillana, che a Montefortino, alle pendici dei Monti Sibillini, dona nuova vita alla lana sucida che diventerebbe rifiuto speciale, e Il Dono dell’erba che a Ottati, in provincia di Salerno, trasforma lo scarto dell’aglio in carta e oggetti di design. Idee che solo qualche anno fa sarebbero sembrate visionarie, sicuramente lontane dal mercato, e che oggi cercano – e a volte trovano – un inedito connubio tra profitto e valore sociale. “Rispetto al 2010, quando la nostra community è nata, è cambiato tutto”, conclude Colletti. E non solo per la comparsa dei manager della circolarità, sempre più diffusi: “Oggi ci si dà una mano. Sono nate alleanze inedite, trasversali, reti di impresa che lavorano per abbattere i costi di implementazione di meccanismi sul riciclo e scalare il digitale”. Insieme è più facile.
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di Antonio Piemontese www.wired.it 2022-12-16 14:26:21 ,