Nell’ultima serata della trilogia di concerti che Elisa ha tenuto all’Arena di Verona dal 28 al 31 maggio, la cantante si muove sul palco come un folletto pieno di energia. Accoglie sul palco ospiti a sorpresa come Jovanotti e Morandi (finiscono tutti a terra sul dopo una performance che energica è dire poco), sperimenta sonorità polifoniche con Venerus e Mace, si scatena con le hit decisive (Luce, Together, Gli ostacoli del cuore) che scaldano il pubblico ma si concede anche momenti più intimi, ammettendo di cantare canzoni che hanno un significato particolarmente personale, quasi fossero solo per lei, come Let It Go To Waste dal suo ultimo album doppio, anche quello pieno di collaborazioni e sperimentazioni, Ritorno al futuro/Back to the Future. Il suo concerto è prima super pop, poi intimo, poi da elettronica avanguardista, infine quasi addirittura punk: il palco a un certo punto è affollatissimo di coriste, musicisti, strumenti, casse, quasi più che un’esibizione si trattasse di un laboratorio.
Reduce dal rinnovato successo al secondo posto di Sanremo, Elisa non ha paura di rischiare, consapevole dell’affetto dei suoi fan e ricca di una curiosità che la porta a confrontarsi con generazioni e generi molto distanti da lei e tra loro: nelle serate precedenti aveva invitato sul palco anche Marracash, Rkomi, Elodie, Rochelle, Franco126, oltre all’amica Giorgia. Soprattutto l’artista di Mondragone, che passa dalla chitarra alle percussioni tribale e al suo iconico megafono, non ha paura di esplorare territori che di solito non sono scontati per chi fa concerti. In particolare, non ha esitato a trasformare le sue esibizioni in un appello accorato alla sostenibilità ambientale, accettando di diventare direttrice artistica della terza edizione di Heroes, il festival ideato da Music Innovation Hub per coniugare musica e impegno sociale e dedicato quest’anno alla ricerca di soluzioni per la salvaguardia del pianeta.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2022-06-01 12:30:00 ,