Brocca ha anche spiegato esaustivamente come la siccità abbia contribuito ad aggravare il disastro. “I suoli resi duri (croste) dal periodo prolungato di non acquazzone hanno una minor capacità di assorbire le precipitazioni” e per questo hanno peggiorato gli effetti del primo evento estremo, quello tra l’1 e il 2 maggio.
Poi, nel secondo evento, il suolo era ormai saturo a causa dell’enorme quantità d’acqua caduta già nei giorni precedenti. Quindi, sottolinea Brocca, “ancora una volta le forti precipitazioni sono infiltrate solo parzialmente andando a ingrossare i corsi d’acqua”. Per questo, “in entrambi i casi, il defluire delle acque sia in superficie che nel sottosuolo verso i corsi d’acqua ha provocato le onde di piena e quindi le esondazioni”.
Il territorio
Il secondo fattore dietro al disastro è il nostro territorio. Ne avevamo già parlato a seguito dell’alluvione di Ischia nel 2022, quando l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), aveva diffuso un rapporto sul rischio idrogeologico in Italia. Praticamente tutti i comuni del nostro paese, il 94%, sono esposti ad alluvioni, frane ed erosione costiera, per ovvie ragioni.
Non è una novità, ma una caratteristica storica dello Stivale. La sua posizione geografica e le sue caratteristiche morfologiche ci danno uno degli ecosistemi più unici al mondo, assieme a un terreno fragile e insidioso. Caratteristiche che chi governa dovrebbe tenere bene a mente, visto che a ogni evento atmosferico eccezionale ci si ritrova a pagare un conto salato in termini di vite e danni.
Per questo pensare di poter costruire ovunque, o che nuove opere siano la soluzione al problema, senza tenere conto dei pericoli e delle peculiarità del nostro territorio, non è né sicuro né sostenibile, ha affermato dalle colonne de La Stampa Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile. Anzi, a volte la soluzione sta proprio nell’abbattere quanto già costruito.
Gli ostacoli da rimuovere
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, nei fiumi europei sono presenti oltre 1,2 milioni di barriere, dighe e altri ostacoli obsoleti che frenano il naturale fluire dei corsi d’acqua, favorendo l’accumulo dei detriti e di conseguenza il rischio di esondazione. Per questo, l’Unione europea ha lanciato l’iniziativa Dam removal Europe, che si concentra proprio sulla rimozione delle barriere superflue per ridurre il pericolo dato dalle esondazioni.
Leggi tutto su www.wired.it
di Kevin Carboni www.wired.it 2023-05-19 11:10:38 ,