“I piccoli comuni, in particolare – afferma Bocchiola -,“spesso non hanno le competenze per negoziare in maniera virtuosa con le aziende e ottenere benefici economici per i loro territori, al di là dell’installazione di impianti che creano poca occupazione diretta. Per esempio, potrebbero chiedere alle aziende di investire in infrastrutture per la mobilità sostenibile: le collettività ne trarrebbero vantaggio e l’accettazione sociale dei progetti energetici migliorerebbe. Ma ci vuole una certa maturità per intavolare questo tipo di trattative”.
“Serve una direzione più centralizzata – prosegue l’ad – ma attenzione: il ruolo del soprintendente non va demonizzato. Il controllo è fondamentale, anche perché in sua assenza si andrebbero a creare dei blocchi nelle fasi successive del processo, quando si preparano i lavori sui territori”. Il Pniec promette maggiore confronto e collaborazione tra il governo e le autorità locali, ma secondo il think tank Ecco non contiene meccanismi sufficienti a garantire il coinvolgimento dei territori e la responsabilizzazione di tutti gli enti.
Stimolare accordi tra produttori e acquirenti
Per stimolare ulteriormente gli investimenti privati nella generazione rinnovabile, il Pniec si prefigge di promuovere i Ppa: sono i power purchase agreements, ovvero gli accordi per la fornitura di elettricità rinnovabile stretti tra il produttore e l’acquirente su un periodo medio-lungo. Il loro beneficio è triplice. Sono utili ai soggetti produttori, innanzitutto, che vendendo in anticipo l’energia generata dall’impianto sapranno quando rientreranno della spesa iniziale (piuttosto elevata), e saranno così più portati a investire di nuovo. Sono utili ai soggetti compratori, che grazie all’energia pulita miglioreranno le loro performance climatiche, oltre a garantirsi prezzi stabili sul lungo termine, al riparo dalle fluttuazioni (come quelle, estreme, del 2022). In ultimo, lasciando fare al mercato, i Ppa permettono al governo di risparmiare risorse pubbliche da investire altrove, anziché nel sussidio diretto delle rinnovabili.
“Il mercato italiano dei Ppa non è ancora partito -ricorda però Bocchiola -. I contratti di questo tipo sono molto rari. Servirebbe una piattaforma che li organizzi e che permetta ai soggetti coinvolti di calcolare rischi e rendimenti degli investimenti”.
Diversificare le tecnologie
Nel Pniec il governo dichiara di voler seguire “un approccio maggiormente volto alla diversificazione delle soluzioni tecnologiche disponibili per la decarbonizzazione”. La diversificazione è importante sia perché ogni tecnologia ha i suoi pregi ma anche i suoi difetti, e dunque affidarsi a poche soluzioni può essere rischioso; e sia perché l’Unione europea ha detto chiaramente di non voler dipendere dalla Cina, che oggi domina la manifattura di quasi tutte le tecnologie per l’energia pulita, a cominciare dai pannelli solari e dalle batterie. Senza l’innovazione non potrà esserci il distacco da Pechino, insomma.
Fabio Bocchiola è dello stesso avviso: “La transizione energetica ha bisogno di varietà tecnologica”, dice. “Più c’è varietà, e meglio è”, aggiunge. Repower Italia è entrata recentemente nel capitale di Green Energy Storage, azienda trentina specializzata in batterie, che ha sviluppato un dispositivo di stoccaggio basato sull’idrogeno più un elettrolita liquido, funzionante a temperatura ambiente e composto da materiali facilmente reperibili, anziché da minerali critici provenienti da nazioni lontane.
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di Marco Dell’Aguzzo www.wired.it 2023-08-16 04:30:00 ,