Eunice Newton Foote fu la prima persona nella storia a scoprire il funzionamento dell’effetto serra, dimostrando scientificamente come un aumento dei livelli di CO2 avrebbe potuto surriscaldare il pianeta. Scienziata, inventrice e attivista per i diritti delle donne vissuta tra il 1819 e il 1888, riuscì a prevedere la crisi climatica grazie ai suoi esperimenti sull’interazione tra i raggi solari e diversi gas. Oggi, a 204 anni dalla sua nascita, Google ha deciso di ricordarla con un doodle che celebra la sua memoria e il suo lavoro.
Nata il 17 luglio 1819 in Connecticut, negli Stati Uniti, Eunice Newton Foote sembrava essere votata alla scienza per diritto di nascita. Suo padre era infatti un omonimo del più famoso fisico e matematico britannico Sir Isaac Newton ed è forse anche per questo che Foote ebbe la possibilità di studiare materie scientifiche e imparare i fondamenti di chimica e biologia in un college vicino New York, mentre la gran parte delle sue coeve erano considerate inadatte a questi temi.
Se ancora oggi molte donne subiscono l’oppressione di una cultura maschilista e patriarcale, nell’Ottocento erano attivamente private di diritti perché considerate inferiori agli uomini. Così inferiori che era loro vietato esporre relazioni scientifiche in ambito accademico, laurearsi, ricoprire incarichi pubblici, abortire o votare.
Per questo, la rivoluzionaria scoperta di Foote venne dimenticata per oltre 150 anni, ignorata dalla miopia dei suoi colleghi scienziati perché realizzata da una donna. Al contrario, fu l’irlandese John Tyndall a essere ritenuto per decenni il primo scienziato a scoprire l’effetto serra, nonostante avesse pubblicato le sue ricerche tre anni dopo quelle di Foote.
Una scoperta realizzata grazie a un ingegnoso esperimento fatto in dimora, usando quattro termometri, due cilindri di vetro e una pompa. L’esecuzione fu molto semplice, con la pompa sottrasse dell’aria da uno dei due cilindri e ne aggiunse nell’altro. Dopo averli portati alla stessa temperatura, li espose al sole l’uno accanto all’altro. Infine ne registrò le variazioni di temperatura ogni tre minuti e ripeté l’esperimento anche all’ombra.
Il risultato che ne scaturì era sorprendente. Foote osservò come l’azione termica dei raggi solari aumentasse con la densità dell’aria e diminuisse quando questa diventava più rarefatta. Infine, ripetendo l’esperimento inserendo diversi gas nei cilindri scoprì come la variazione di temperatura maggiore si verificasse nel “gas acido carbonico”, cioè quella che noi chiamiamo anidride carbonica, la CO2.
Da qui l’ipotesi rivoluzionaria: “Un’atmosfera carica di gas acido carbonico darebbe alla nostra Terra una temperatura elevata; e se, come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia l’aria fosse stata mescolata con esso in una proporzione maggiore di quella attuale, ne sarebbe derivata una temperatura necessariamente più alta” si legge nella sua ricerca, esposta per lei dallo scienziato Joseph Henry nel 1956 e riportata sulla rivista dell’American journal of art and science.
Foote aveva appena descritto e teorizzato il riscaldamento globale molti anni prima che la comunità scientifica cominciasse a studiare questo problema. Più di un secolo prima che la crisi climatica diventasse un problema globale. Le ipotesi di Foote sono state fondamentali per l’evoluzione di questo campo di studi e per la nascita delle scienze climatiche. Tuttavia, se le ricerche di Foote avessero ricevuto maggior credito e minori pregiudizi, oggi non ci troveremmo ad affrontare le ondate di calore estremo che stanno affliggendo il mondo a causa dell’inquinamento umano.
Leggi tutto su www.wired.it
di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-17 09:30:21 ,