Per capire l’impatto della crisi climatica sull’Europa basta considerare che la temperatura media del 2022 è stata di 0,79 gradi centigradi più alta della media registrata tra il 1991 ed il 2020. Periodo, quest’ultimo, che specie nell’ultima decade ha visto alcuni degli anni più caldi da che vengono raccolti questi dati.
È, questo, uno dei dati contenuti all’interno dello State of the Climate in Europe 2022, seconda edizione del report curato dalla World meteorological organization (Wmo) in collaborazione con Copernicus, agenzia europea che si occupa di osservare la Terra dallo spazio. Il rapporto afferma che già dagli anni ’80 del secolo scorso l’Europa si sta surriscaldando con una velocità doppia rispetto a quella mondiale.
Il 2022, che in diversi paesi europei tra cui l’Italia è stato l’anno più caldo da che vengono effettuate le rilevazioni, ha visto una temperatura media di 2,3 gradi superiore al periodo pre-industriale. Quella cioè della seconda metà dell’Ottocento, utilizzata come riferimento per gli accordi sul clima di Parigi del 2015. Intesa che, vale la pena ricordarlo, impegnava a contenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi.
Il grafico mostra l’andamento della variazione della temperatura media annua in Europa rispetto a quella del periodo pre-industriale. I dati arrivano da sei differenti fonti. Basta cliccare su una di esse nella legenda per visualizzare il grafico relativo.
Gli effetti sulle persone
Il report di WMO e Copernicus cita 40 eventi estremi occorsi nel 2022 le cui cause sono riconducibili alla crisi climatica. Tra questi, vengono annoverate l’alluvione che ha colpito le Marche a metà di settembre, i 40 gradi rilevati alla centralina di Roma Urbe il 27 giugno, i nubifragi che hanno colpito diverse regioni il 18 agosto, con chicchi di grandine da 8 centimetri di diametro. Alle quali è utile aggiungere la siccità che ha colpito diverse regioni tra la fine dello scorso e l’inizio di quest’anno.
Più in generale, sono state 156mila le persone colpite da questi eventi, che hanno generato danni economici per 2 miliardi e 130 milioni di dollari. E, soprattutto, hanno causato un eccesso di mortalità di oltre 16mila unità: persone morte a causa degli effetti della crisi climatica, in larghissima parte a causa delle ondate di calore che hanno investito l’Europa.
Gli effetti sull’ambiente
Tra il 1997 ed il 2022 i ghiacciai europei hanno registrato una perdita di volume pari a 880 chilometri cubi. Le Alpi sono state la regione più colpita, con una riduzione dello spessore dei ghiacciai pari a 34 metri. E il 2022, a causa del combinato disposto della siccità invernale e della calura estiva, ha visto una contrazione record pari a 3 metri equivalenti in acqua, un’unità di misura della massa dei ghiacciai.
Il grafico mostra l’andamento della massa dei ghiacciai indicati in legenda. Basta cliccare su quest’ultima per isolare i dati relativi ad un singolo ghiacciaio. Per quanto riguarda la Groenlandia, il valore fa riferimento al ghiaccio periferico, quello cioè non legato alla calotta glaciale dell’isola. Quest’ultima è rimasta sostanzialmente in media tra gennaio e la metà di maggio, per poi scendere a settembre ad una massa inferiore del 6% rispetto alla media 1979-2022, il quattordicesimo valore più basso. L’anno precedente, a settembre, fu raggiunto il valore record pari a -40%.
Anche per quanto riguarda la temperatura media della superficie del mare, il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, con un aumento di 0,23±0,04°C per decennio. La media globale è pari a 0,15±0,01°C. L’incremento più significativo ha riguardato il Mar Nero (0,54±0,10°C), seguito dal Baltico (0,48±0.11°C) e dal Mediterraneo (0,38±0,05°C).
La speranza dalle rinnovabili
In un anno, il 2022, segnato da record negativi legati alla crisi climatica, ce n’è anche uno positivo: la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili che ha toccato il 22,3%, superando per la prima volta sia il gas naturale (20%) che il carbone (16%). Un risultato possibile grazie a quello che il report definisce “una combinazione di fattori, incluso un significativo aumento nella capacità di produzione di energia solare installata” e dal fatto che il 2022 ha visto il più alto valore di radiazione solare superficiale dal 1983, superiore del 4,9% rispetto alla media 1991-2020.
Possibile, per quanto non indicato esplicitamente, che tra questi fattori ci sia anche la contrazione dei consumi di gas decisa per far fronte al blocco delle importazioni dalla Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina. Si tratta in ogni caso di un passo significativo, se si pensa che nel 2019 la quota di energia prodotta dalle rinnovabili in Europa era pari al 14,3%. La strada è però ancora lunga: l’obiettivo è quello di arrivare a coprire il 42,5% della produzione con le rinnovabili nel 2030.
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di Riccardo Saporiti www.wired.it 2023-06-20 05:00:00 ,