di Kevin Carboni
L’aumentare delle tensioni tra Mosca e Kiev potrebbe portare alla definitiva interruzione delle esportazioni di gas dalla Russia all’Unione europea, già ridotte di oltre un quarto negli ultimi mesi. Per questo motivo, il governo degli Stati Uniti ha aperto i colloqui con la Commissione europea e con diverse compagnie energetiche internazionali al fine di organizzare i piani di emergenza per continuare a rifornire l’Unione di gas naturale.
La strategia di tensione che Mosca sta giocando al confine con l’Ucraina, sta allarmando sempre più l’Occidente, in particolare l’Unione europea, che si trova alle prese con un vicino di dimora belligerante e imprevedibile. Dopo l’invasione della Crimea nel 2014 e il continuo sostegno ai separatisti che combattono le truppe di Kiev in Ucraina orientale, il Cremlino ha ricominciato ad ammassare centinaia di migliaia di truppe al confine con l’ex repubblica sovietica. Per il presidente russo Vladimir Putin, l’instabilità nella regione rappresenta un’importante carta da usare nelle relazioni con l’Europa. La continua minaccia di una possibile invasione e la mancanza dell’integrità territoriale dell’Ucraina, infatti, rendono impossibili l’ingresso del paese sia nella Nato che nell’Unione europea.
Inoltre, il completo distaccamento di Kiev dalla Russia ha tolto dal controllo del Cremlino migliaia di chilometri di gasdotti che attraversavano i paese, costruiti dalla compagnia statale russa Gazprom. In questi condotti passava il gas diretto verso l’Europa, ma dopo il 2014 la Russia ha preferito aggirare l’Ucraina usando il gasdotto Nord stream 2, che passa per il mar Baltico e arriva in Germania. Tuttavia, a seguito della decisione di una corte tedesca di sospendere l’uso del Nord stream, a causa di un problema di organizzazione legale di Gazprom, proprietaria del gasdotto, la Russia ha sia ridotto le esportazioni di gas verso l’Europa, sia riattivato la sua strategia militarista per convincere la Germania a sbloccare la situazione.
Secondo Fatih Birol, capo dell’Agenzia internazionale dell’energia intervistato dal Guardian, la riduzione delle forniture di gas coincidono proprio con l’escalation delle tensioni al confine ucraino. Per Birol ,la Russia avrebbe orchestrato a tavolino l’innesco dell’attuale crisi energetica in Europa, trattenendo fino al 25% delle sue esportazioni di gas, in un momento già critico per il settore dell’energia a causa del processo di decarbonizzazione appena iniziato.
Infatti, circa un terzo di tutto gas consumato in Unione europea arriva direttamente dalla Russia, rendendo il blocco pesantemente dipendente dalle forniture di Mosca. Così, nel caso di un blocco completo delle esportazioni, l’Unione si troverebbe in una situazione di emergenza, con prezzi sempre più alti e probabili interruzioni del flusso di gas nelle case. Per scongiurare questa situazione, gli stati stanno già preparando dei piani per attingere a fonti alternative e non restare sotto lo scacco di Putin.
Secondo quanto riportato da Reuters, alcuni funzionari statunitensi avrebbero quindi incominciato dei colloqui esplorativi per capire quali compagnie energetiche potrebbero intervenire in sostegno dell’Europa e quali strategie abbia già in programma la Commissione europea. Non è chiaro a quali compagnie si siano rivolti, perché Shell, Exxon, Total, Qatar energy e altre aziende hanno rifiutato qualunque commento a riguardo. Però, un funzionario del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha confermato a Reuters che gli stati stanno già mettendo in atto i piani di emergenza.
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www.wired.it
2022-01-17 11:56:39