Gelmini lascia Forza Italia, via alla resa dei conti fra draghiani e sovranisti

Gelmini lascia Forza Italia, via alla resa dei conti fra draghiani e sovranisti

Gelmini lascia Forza Italia, via alla resa dei conti fra draghiani e sovranisti



La resa dei conti è iniziata. Lo strappo di Forza Italia dalla maggioranza pro-Draghi, con la scelta di boicottare la fiducia al governo, sta acuendo una divisione latente nell’ex partito di traino del centrodestra: da un lato il blocco «governista», rappresentato nell’esecutivo dai ministri Brunetta, Carfagna e Gelmini; dall’altro la fazione più vicina al blocco sovranista di Lega e Fratelli d’Italia, associato soprattutto alla senatrice Licia Ronzulli e agli attuali vertici forzisti.

Lo smarcamento più clamoroso è arrivato con l’addio di uno dei ministri, la responsabile agli Affari regionali Maria Stella Gelmini, furente con un partito che ha «voltato le spalle agli italiani» e «alla sua storia». Ma i malumori sono in crescita, con alcuni esponenti che osteggiano la linea concordata dal inventore Berlusconi e gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il senatore azzurro Andrea Cangini ha annunciato il suo voto favorevole alla fiducia, in aperto dissenso rispetto alla decisione del suo gruppo. Potrebbe non essere l’unico.

Lo scontro fra «draghiani» e sovranisti

La crisi di governo ha esasperato tensioni che covavano da tempo, sotto la parvenza di coesione nel governo Draghi. Il partito sembra spaccato in maniera sempre più netta fra una corrente «draghiana», di intonazione centrista, e una più vicina all’asse con Lega e Fratelli d’Italia. A prevalere è stata la seconda, con il culmine nella scelta di boicottare il voto di fiducia a Draghi e accodarsi alla campagna elettorale già avviata dagli alleati. La coesistenza fra le due anime aveva già creato qualche fibrillazione, con alcune prese di distanza personali e il moltiplicarsi di iniziative in rottura – più o meno – aperta con la linea di Arcore. Oltre a casi singoli, come le dimissioni del senatore Elio Vito, Forza Italia ha visto il crearsi di costole di centro-destra che hanno dato ospitalità a ex esponenti delusi dalla virata «sovranista» del partito. L’esempio principale è Coraggio Italia, una sigla centrista oggi capitanata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il presidente della regione Liguria Giovanni Toti.

Le tensioni non potranno che intensificarsi ora, con il tracollo della maggioranza Draghi e il – probabile – avvio di una campagna elettorale per il voto in autunno. Oggi i sondaggi accreditano Forza Italia come l’azionista meno influente in una eventuale coalizione di centrodestra, con consensi inferiori al 10% e un travaso di alcuni esponenti prima verso la Lega e, più di recente, fra le file di Fratelli d’Italia. La leadership forzista non sembra comunque aver dubbi sulla collocazione del partito, indicato più volte dal suo coordinatore Antonio Tajani come baricentro «liberale, cristiano, europeista e garantista» in una coalizione sbilanciata a destra.

L’unità interna è meno ovvia, almeno a giudicare dalle scintille che si sarebbero innescate oggi fra due esponenti di peso come la stessa ministra Gelmini e la senatrice Licia Ronzulli, indicata come una delle voci più influenti nell’area filo-leghista di Forza Italia. Gelmini ha spiegato che il suo addio è dovuto alla subalternità del suo ormai ex partito alla linea di Salvini. «Quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati» ha detto. Il riferimento era “solo” alla caduta del governo e all’ultimatum imposto dal centrodestra a Draghi, aggravando una crisi che sembrava destinata a risolversi in giornata. Ora suona più come un resoconto della rottura, quella che potrebbe essere appena agli inizi nel partito di Berlusconi. (Alberto Magnani)



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