Il panico creato dalla proliferazione del granchio blu nell’Adriatico ha già innescato la ricerca di soluzioni fantasiose, destinate però a essere non solo fallimentari, ma anche controproducenti. Tra queste, la più ridicola, è quella che prevede l’introduzione massiccia di un predatore naturale del granchio blu: l’ibis sacro. Il punto però, è che anche l’ibis sacro è una specie aliena e invasiva e in Italia si sta lavorando già da tempo per eradicarlo.
Una foto di un ibis sacro intento a mangiare un granchio blu ha immediatamente sollecitato la fantasia di chi cerca un argine al crostaceo che ha colonizzato l’Adriatico, trasportato in Italia dalle navi cargo provenienti dall’America, dove è diffuso, è considerato una prelibatezza culinaria ed è anche tenuto sotto controllo dalla presenza di predatori che, invece, non sono presenti nei mari nazionali.
La situazione:
La storia dell’Australia
Basterebbe ricordarsi della guerra tra conigli e volpi in Australia per capire che la guerra biologica fatta con le specie aliene di un territorio non funziona. Si tratta di un caso scuola in biologia, che insegna l’importanza di non di non andare a modificare gli ecosistemi se si vuole evitare di distruggerli, anche se la modifica riguarda un piccolo coniglio. Introdotti in Australia a metà dell’Ottocento, in soli 13 esemplari, i conigli raggiunsero il miliardo negli anni Cinquanta del Novecento.
Per contrastare la loro diffusione, che stava distruggendo piante autoctone ed entrando in competizione con altre specie erbivore non in grado di reggere la sua competizione riproduttiva, i coloni decisero di portare dall’Europa il suo predatore naturale: la volpe. Tuttavia, introducendo un’altra specie aliena, per di più un predatore, nel diverso ecosistema i problemi si aggravarono, perché le volpi cominciarono a sterminare e portare all’estinzione altre piccole prede più facili da cacciare rispetto ai conigli.
La questione granchio blu
Ora, il granchio blu sta sicuramente creando qualche danno al settore ittico, ma come spiega l’etologo Alberto Barausse al Corriere della Sera né le cozze né le vongole sono destinate a sparire a causa sua e le nuove specie, se tenute sotto controllo, impareranno a convivere. Sicuramente la soluzione non è quella di inserire una nuova specie aliena che entrerà in competizione con le popolazioni autoctone di ardeidi, uccelli come gli aironi o le gazze, sia per i siti produttivi, sia per le aree di alimentazione.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-08-22 15:03:13 ,