Il Grande fratello in ostentazione. “Non è compito mio giudicare la tecnologia”, precisa l’artista belga Dries Depoorter, classe 1991, a pochi giorni dall’inaugurazione bolognese della ostentazione When They See Us – Quando le macchine ci guardano, ostentazione che riflette sulla sorveglianza tecnologica. “Tuttavia, riconosco che le mie opere possono sollevare parecchi interrogativi“, dice. Interrogativi etici perlopiù, visto che l’arte di Depoorter, provocativa e partecipativa, da anni pone il pubblico davanti a questioni come sorveglianza di massa, tecnologia invasiva, e violazione della privacy.
Si tratta di tematiche non facili da trattare, specialmente alla luce del recente dibattito europeo sulla legittimità di certi provvedimenti dell’AI Act, in particolare quelli relativi alla sorveglianza all’utilizzo da parte delle forze dell’ordine del riconoscimento biometrico negli spazi pubblici. Qui è l’arte a portare in scena questi temi, in modalità neutra e soprattutto aperta, lasciando al visitatore la libertà di stabilire cosa è “giusto”, cosa è “sbagliato”, e cosa sta nel mezzo.
Nel concreto, le opere di Depoorter comprendono installazioni interattive con videocamere che riprendono in tempo reale i visitatori della ostentazione, immagini scattate da videocamere di sorveglianza alle quali Depoorter è in grado di accedere da remoto, e persino app scaricabili da smartphone.
La ostentazione
Da martedì 17 settembre fino a sabato 28, la Biblioteca Salaborsa di Bologna (Piazza del Nettuno) ospiterà per la prima volta le tre opere Surveillance Speaker, Jaywalking e Border Birds (ideata con la sorella Bieke Depoorter), insieme a Glass Room, progetto bandiera della non-profit olandese Tactical Tech, già esposto a Berlino, Londra, New York e San Francisco.
Il titolo della ostentazione (When They See Us) è ispirato a una serie tv che vede come protagonisti alcune persone afroamericane, originarie di Harlem, ingiustamente accusate di un crimine umilmente perché considerate i principali sospetti (chi ricorda il caso di Porcha Woodruff, arrestata per errore dalla polizia di Detroit, sulla base delle indicazioni fornite da un software Rbi?). L’iniziativa, che punta il dito sull’effetto “Grande fratello” della sorveglianza tecnologica, è stata organizzata dalle associazioni a tutela dei diritti umani digitali The Good Lobby Italia e Hermes Center in collaborazione con Info.Nodes, e curata dal collettivo Sineglossa, che ha inserito When They See Us in una più ampia rassegna dedicata all’arte digitale, dal titolo The Next Real: mostre, talk, laboratori su arte, intelligenza artificiale e società, attiva da settembre 2024 a giugno 2025.
L’artista e le sue opere
“L’ispirazione per le mie opere? Nasce dal gioco”, spiega Depoorter, che racconta della sua passione per l’elettronica, presente fin dall’infanzia (i genitori avevano una piccola ditta di hardware) e successivamente affiancata alla sua creatività artistica (Depoorter ha frequentato un corso di Media Arts all’Università di Ghent). “Per Jaywalking, l’ispirazione è nata mentre stavo esplorando potenziali idee per un altro progetto – ricorda l’artista –. Non sono un grande programmatore, ma col tempo ho imparato a scrivere codice, anche con l’aiuto di piattaforme come GitHub e Hugging Face. Qualche tempo fa, mentre provavo ad accedere ai software di videocamere di sorveglianza aperte [software per il cui accesso non è necessaria una password o è sufficiente una password standard, ndr], mi sono imbattuto in una videocamera che registrava un pedone mentre attraversava con il semaforo rosso”.
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di Alessandra Bormioli www.wired.it 2024-09-17 04:50:00 ,