Greta Thunberg, che il 17 ottobre è stata arrestata a Londra per una protesta con gli attivisti di Fossil free London, è di nuovo al centro di una polemica. La questione riguarda il parco eolico di Fosen nel nord della Norvegia, il più grande impianto onshore d’Europa con 151 turbine. Nonostante serva per produrre energia da fonti rinnovabili, la costruzione di questo mastodontico impianto ha causato notevoli danni all’area di pascolo delle renne. E infatti, a partire dal suo avvio nel lontano 2016, il progetto ha scatenato l’opposizione del popolo Sámi, la cittadinanza nativa delle regioni settentrionali di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, che abitano queste terre e considerano l’allevamento di renne un elemento importante per la loro identità culturale.
La partecipazione di Greta Thunberg a sostegno della causa dei Sàmi ha generato però diverse polemiche. Sono in molti, infatti, a criticare i movimenti ecologisti attivi per il clima, che manifestano in contrasto a un impianto dienergia rinnovabile. Tuttavia l’opposizione al parco eolico in Norvegia guidata dai Sámi è sostenuta anche da gruppi ambientalisti del paese, tra cui Natur og Ungdom (Natura e Giovani). Tuttavia, gli attivisti rispondono alle accuse sottolineando che non è accettabile che una società sostenibile venga costruita sulla violazione dei diritti umani.
Le ragioni del popolo Sàmi
Gli allevatori di renne hanno le loro ragioni. Nel 2020, hanno presentato un ricorso legale ottenendo un risarcimento di quasi otto milioni di euro a causa dei danni subiti dalle loro attività dovuti all’installazione del parco eolico. Più recentemente, poi, la Corte costituzionale norvegese ha riconosciuto una violazione dei diritti umani sanciti dall’Onu, dichiarando illegali gli espropri dei territori appartenuti per tradizione ai Sàmi. Da allora è in corso un dibattito sulla compensazione da parte dello Stato per i proprietari di renne e da più di cinquecento giorni gli attivisti Sàmi stanno manifestando molto duramente, occupando diversi edifici istituzionali chiedendo una totale restituzione delle terre.
Durante le occupazioni precedenti, Greta Thunberg, che aveva già preso a cuore la questione, era stata allontanata dalla polizia, ma l’attivista svedese non ha rinunciato e ha partecipato alle ultime iniziative, facendo ritorno a Oslo giovedì 12. Lunedì 15, poi, c’è stata un’udienza dei manifestanti con il Re Harald, un incontro di rilevanza simbolica che potrebbe assumere un significato politico se il sovrano dovesse sollevare la questione durante i suoi incontri con il parlamento, previsti ogni venerdì.
Rimane però il fatto che il governo norvegese conta molto su questa infrastruttura, anche perché la regione alimentata da questo parco eolico è una zona periferica che presenta una carenza di energia. Il quotidiano Nettavisen ha calcolato l’impatto economico di un’eventuale demolizione dell’infrastruttura di Fosen per far spazio ai pascoli delle renne. Il costo stimato è di circa sei miliardi di corone (che equivalgono a più di 5 milioni di euro). Attualmente, le turbine in questione producono circa 1,8 miliardi di kilowattora (TWh) di elettricità all’anno, quantità sufficiente per alimentare da sola molte città norvegese del Nord.
Leggi tutto su www.wired.it
di Riccardo Piccolo www.wired.it 2023-10-18 11:19:15 ,