Author: (Alessandro Bremec/LaPresse)
Data : 2022-11-08 09:45:23
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Dopo che domenica Letizia Moratti ha annunciato che si candiderà alle elezioni regionali del 2023 in Lombardia sostenuta da Azione e Italia Viva, il Partito Democratico si è trovato improvvisamente costretto a decidere in tempi brevi cosa fare: se proporre un proprio candidato autonomo o se allearsi con Azione e Italia Viva e sostenere Moratti contro la coalizione di destra, che candiderà il presidente uscente Attilio Fontana.
Questa seconda ipotesi, suggerita nei giorni scorsi da Carlo Calenda e Matteo Renzi, i leader di Azione e Italia Viva, sembra però molto difficile, nonostante qualche possibilismo iniziale. Lo ha fatto capire in maniera piuttosto esplicita il segretario uscente del PD, Enrico Letta, che lunedì nel corso di una riunione della segreteria ha detto – secondo quanto riportato dalle agenzie – che non c’è motivo per cui il PD debba candidare Moratti, ex ministra di Berlusconi ed ex assessora del leghista Fontana.
Fino a pochi giorni fa Moratti era infatti vicepresidente e assessora alla Sanità della Regione Lombardia, guidata dalla Lega. Aveva lasciato il proprio incarico dopo che la coalizione aveva deciso di non candidarla a presidente né di darle un ruolo di primo piano nel governo (si era parlato del ministero della Salute) o nella gestione delle Olimpiadi invernali del 2026. Ha inoltre una storica appartenenza al centrodestra e, seppur da indipendente, ha avuto molti incarichi di governo sia a livello nazionale che locale, con il sostegno di Forza Italia: era stata presidente della Rai dal 1994 al 1996, durante il primo governo Berlusconi, ministra dell’Istruzione dal 2001 al 2006, sempre con Berlusconi al governo, e sindaca di Milano dal 2006 al 2011, sostenuta da tutto il centrodestra.
La sua candidatura con Azione e Italia Viva è però una potenziale grana per il PD, che dopo la netta sconfitta alle elezioni politiche punta alle regionali in Lombardia per recuperare consensi. Moratti è una candidata che potenzialmente potrebbe sottrarre molti voti al centrodestra, ma allo stesso tempo è assai sgradita a una buona parte dell’elettorato del PD, cosa che rende secondo molti sconveniente il sostegno alla sua candidatura. Anche se secondo un sondaggio realizzato qualche giorno fa dall’istituto Winpoll. nel caso venisse candidata col sostegno sia di PD che di Azione e Italia Viva, Fontana inizierebbe la campagna elettorale 12 punti in svantaggio.
Giuseppe Provenzano, vicesegretario del PD, ha commentato la candidatura di Moratti dicendo che «rappresenta una grande spaccatura nel centrodestra che Calenda ha voluto utilizzare per spaccare poi il centrosinistra e confermare la strategia del Terzo Polo di slittamento verso la destra». Secondo Provenzano, Moratti toglierebbe quindi certamente voti al centrodestra, ma indebolirebbe anche il PD nel caso in cui la sostenesse: ad avvantaggiarsene sarebbero solo Calenda e Renzi, che così acquisterebbero un ruolo di maggiore rilevanza in un’eventuale coalizione con il PD. «Non c’è alcuna possibilità che il Partito Democratico insegua il Terzo Polo su questa strategia», ha concluso Provenzano.
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Rimane il fatto che in vista delle elezioni in Lombardia, che potrebbero tenersi tra febbraio e maggio, il PD vuole organizzare delle primarie di coalizione per scegliere il candidato, a cui inizialmente voleva allargare la partecipazione anche a Azione e Italia Viva, ipotesi che al momento sembra irrealizzabile. Peraltro il PD nei prossimi mesi dovrà scegliere con le primarie anche il nuovo segretario, e quindi la nuova linea politica del partito: queste primarie sono state convocate per il 12 marzo ma Letta, che non si ricandiderà, ha detto che sarebbe utile anticiparle, anche per fare in modo di arrivare alle elezioni in Lombardia con una leadership nazionale più solida.
Nel frattempo il partito deve scegliere anche quale sarà il suo candidato in Lombardia, e al momento non c’è nessuna certezza al riguardo. Uno dei nomi di cui si è parlato con più insistenza era quello dell’economista e senatore Carlo Cottarelli, che però nei giorni scorsi si era detto informalmente disponibile solo nel caso ci fosse stata un’alleanza con Azione e Italia Viva.
Si è parlato anche del sindaco di Milano Beppe Sala, e dell’ex sindaco Giuliano Pisapia, ma al momento il primo ha fatto sapere di non volere candidarsi e il secondo sembra molto in dubbio. Altri nomi che sono stati fatti sono quelli dell’assessore di Milano Pierfrancesco Maran e del sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Tutto è ancora da decidere però, così come è anche da capire se il PD si alleerà con il Movimento 5 Stelle, dopo che alle scorse elezioni politiche i due partiti si erano presentati divisi.
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(Alessandro Bremec/LaPresse) , 2022-11-08 09:45:23 ,
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