In discorsi e articoli si dice molto spesso che la lotta alla mafia o più in senso genereale la lotta contro l’illegalità deve partire dai giovani. Ed è forse quanto sta accadendo a Imperia dove è stato proibito un concerto ad un artista non tanto per le sue parentele ma perchè nei testi delle sue canzoni si inneggia a uno stile di vita illegale. Una decisione che arriva pochi giorni dopo l’amaro sfogo pubblico a un convegno del procuratore capo Alberto Lari che sottolineava come nella provincia fossero rarissime le denunce e le segnalazioni contro il crimine organizzato.
Il questore di Imperia Giuseppe Felice Peritore ha, infatti, emesso una prescrizione di divieto in base all’articolo 18 del Tupls (Testo unico sulla pubblica sicurezza) con la quale ha vietato l’esibizione del trapper siciliano Vincenzo Pandetta, in arte Niko, per motivi di ordine e sicurezza pubblica. A scatenare il caso è stata l’associazione Libera, che ha puntato il dito contro l’artista per aver dedicato allo zio, il boss catanese Salvatore Cappello, al 41bis dal 1993, – una canzone. Il trapper avrebbe dovuto esibirsi al Moo-Kuna Festival, in programma al campo sportivo di Cipressa (Imperia) il 2-3 settembre. “Il provvedimento – ha detto Peritore – è stato emesso sulla base di determinazioni analoghe adottate dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Nanei”.
A comunicare il forfait è stato lo stesso Pandetta con un post su Instagram, accompagnato dalla foto del provvedimento nel quale si leggono le motivazioni del no alla manifestazione. “L’artista – si legge – è noto alle cronache per contenuto di interviste tv e testi delle canzoni che fanno esplicito riferimento, esaltandole, a situazioni criminogene e contesti delinquenziali tipici delle organizzazioni criminali. In tali circostanze il predetto, oltre a esprimere vicinanza e ammirazione per lo zio Salvatore Cappello, noto pluripregiudicato detenuto in regime di art. 41 bis, pronuncia affermazioni e trasmette messaggi dal contenuto fortemente fuorviante e diseducativo, negando addirittura, nel corso di un’intervista televisiva, l’esistenza stessa della mafia. Si cita a tal proposito il testo di una canzone che recita: ‘zio Turi, io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stata una scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore. Per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis'”.
I testi delle canzoni, conclude il documento “sono evocativi di criminose gesta e che la natura dell’esibizione dell’artista, con testi chiaramente inneggianti ad ambienti malavitosi e istigatori alla delinquenza e alla disobbedienza delle leggi nonché al compimento di reati di vario genere, potrebbe comportare gravi ripercussioni per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Il tema “mafie” è particolarmente sentito a Imperia dove le sentenze definitive hanno confermato la rpesenza di una “locale” della ‘ndrangheta a Ventimiglia e numerose persone sono state condannate epr 416 bis in relazione a reati di narcotraffico, estorsioni, armi. Resta invece ancora fuori dalle sentenze il rapporto fra criminalità organizzata e politica.
Sfiora infine il tema mafioso il processo d’appello che inizierà a fine settembre in Calabria e che vede imputato l’attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola, condannato in primo grado a due anni di reclusione per avere favorito la latitanza dell’ex deputato di Fi Amedeo Matacena, quest’ultimo condannato definitivamente dalla Cassazione a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-08-28 13:54:34 ,genova.repubblica.it