“La capillarità serve perché in realtà quello che realmente fa la differenza rispetto alle prestazioni che noi abbiamo nell’accedere all’internet è la possibilità di avere una capacità del sistema sufficiente per tutti quanti. La cosiddetta velocità ha due componenti, una è la velocità massima in bit al secondo e l’altra è la capacità della rete che può essere condivisa con altri utenti”, sottolinea l’ingegnere.
Come a dire che la qualità percepita (e goduta) su fibra ottica e 5G dipende non solo dai propri bisogni ma da come vengono soddisfatti in uno specifico momento. Magari normalmente si naviga online e si gestisce la posta, poi saltuariamente si è costretti a inviare file di grandi dimensioni: ecco che una tecnologia rispetto a un’altra dimostra o meno la propria adeguatezza.
“Questo cosa porta al paradosso che in realtà la rete per poter performare bene quando ne abbiamo bisogno deve avere un traffico medio-basso ma una velocità molto alta. Questo è quello che funziona con la fibra. Quel gigabit al secondo che ci viene dato in realtà è mediamente più alto e la capacità in realtà è condivisa, ma condivisa con pochissimi altri utenti, massimo 64”, aggiunge Capone. Secondo le stime del team del Politecnico nell’ora di picco la media di traffico di quei 64 utenti è di 10 megabit al secondo, quindi molto bassa. Dopodiché se uno poi fa uno speed test ecco che nel preciso momento ottiene un responso di picco come se un gas si espandesse in una condotta. “Quel che conta è la cosiddetta capacità libera che rimane tale quando considero il traffico medio”, puntualizza l’esperto.
Con il 5G, che comunque oggi si basa su una rete ibrida 4G e non è ancora in configurazione standalone, la cosiddetta condivisione si realizza con un maggior numero di persone. Ed è per questo motivo che lo speed test non garantisce mediamente le stesse prestazioni quando ci si sposta.
“In sintesi le differenze tariffarie tra residenziale e mobile hanno un motivo sia tecnico che di risorse. Poi che possa esservi una convergenza nessuno lo mette in dubbio, ma comunque il 5G ha sempre bisogno della fibra ottica a monte”, sottolinea Capone.
L’Fwa 5G è senza dubbio una delle soluzioni migliori se ci si trova in una zona rurale o comunque priva di infrastrutture tlc adeguate. “Anche se bisogna considerare che le prospettive di copertura nazionale fibra, anche magari a 5-6 anni, lasceranno davvero poche zone scoperte. Si parla di circa 500mila case sparse”, conclude l’esperto. Le antenne e le frequenze dell’Fwa 5G assicurano buone prestazioni soprattutto se si ha bisogno di una continuità di servizio; rimane l’incognita delle giornate con acquazzone intensa, ma è fra le poche eccezioni.
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di Dario d’Elia www.wired.it 2025-01-30 17:30:00 ,