Nel pomeriggio di martedì 10 ottobre ha iniziato a circolare la notizia secondo la quale i miliziani del gruppo palestinese Hamas avrebbero, durante il loro attacco a Israele dello scorso 7 ottobre, ucciso decine di civili, tra cui anche bambini, che si trovavano nei kibbutz di Urim, Be’eri e Re’im, situati a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza.
I kibbutz
I kibbutz, termine che significa “ritrovo”, sono dei piccoli villaggi israeliani autosufficienti, in cui viene condotta una vita basata sui principi della condivisione dei beni e sulla democrazia diretta. Si tratta di strutture nate all’inizio del Novecento come società agricole di persone che gestiscono il territorio seguendo pratiche comunitarie.
Nei kibbutz si mangia e si cucina tutti insieme e vige la completa uguaglianza tra uomini e donne, che hanno stessi diritti e che, fino a pochi anni fa, ricevevano uguali stipendi per il lavoro svolto. I membri dei “ritrovi” sono nella maggior parte dei casi impiegati nella coltivazione dei campi o nelle fabbriche che si trovano all’interno della comunità. Altri si occupano dell’educazione dei minori. Ogni kibbutz ospita dai cento ai mille membri.
Tutti i guadagni generati dai componenti della comunità finiscono in un fondo collettivo da destinare al funzionamento del kibbutz stesso. Inizialmente finanziati dal Fondo nazionale ebraico, a partire dagli anni Settanta i kibbutz sono stati privatizzati. Questa svolta, dovuta ai debiti accumulati e allo sviluppo delle prime città israeliane, ne ha cambiato il volto e la modalità di gestione. Oggi, ad esempio, in alcuni casi è possibile prenotare su internet un pernottamento all’interno di diversi kibbutz adibiti a hotel per turisti.
La nascita e il ruolo dei kibbutz in Israele
L’idea della creazione dei kibbutz è da attribuire al movimento sionista, nato con l’obiettivo di dare vita a uno stato ebraico in Palestina. A svolgere un ruolo centrale nella realizzazione di queste realtà comunitarie è stato il Fondo nazionale ebraico, istituito a Basilea nel 1901 con lo scopo di acquistare i terreni in Palestina per permettere il trasferimento delle comunità ebraiche. Sin dall’inizio del Novecento il Fondo e i membri dei kibbutz sono stati impegnati nel lavoro di bonifica e rimboschimento dei terreni su cui sono sorte le comunità agricole. In molti casi, infatti, il suolo della zona risulta paludoso o arido, e ha bisogno di lunghe lavorazioni prima di essere coltivato.
Il primo kibbutz, chiamato Degania Aleph, è stato fondato nel 1909.
A partire dal 1948, anno della dichiarazione di indipendenza dello stato di Israele, i ritrovi hanno ospitato migliaia di persone di religione ebraica provenienti da tutto il mondo e in fuga dalle violenze della Seconda guerra mondiale. Come spiega l’Agenzia ebraica israeliana, negli anni i kibbutz hanno lasciato un’impronta indelebile nello sviluppo della produzione e della cultura israeliana. Nel 1960 ospitavano il quattro % della gente del paese. Oggi i kibbutz sono circa 270, nel complesso abitati da 125mila persone.
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di Giovanni Esperti www.wired.it 2023-10-11 10:09:16 ,