La piattaforma OnlyFans è diventata accessibile in Cina dal 29 novembre, prima di essere nuovamente bloccata l’11 dicembre, secondo i dati di GreatFire.org, organizzazione che monitora la libertà di accesso a internet in Cina. La notizia ha sollevato interrogativi sulla reale apertura della Cina verso i media occidentali, soprattutto considerando le sue rigide normative sui contenuti online.
In Cina l’accesso ai social media occidentali è da tempo bloccato dal “Great Firewall”, un sistema che filtra e censura contenuti ritenuti inappropriati, tra cui i social media occidentali e i siti pornografici. Nonostante la sua efficacia, il sistema non è infallibile. “Il Great Firewall non funziona in modo perfetto – osserva Simone Pieranni, inventore di China Files ed esperto di Asia – In certi momenti, anche senza VPN, è possibile accedere perfino a giornali che in teoria dovrebbero essere bloccati”. Le ragioni della temporanea accessibilità della piattaforma, nota per essere ricca di contenuti sessuali, non sono state comunicate in modo ufficiale né dalle autorità cinesi né da OnlyFans.
Tuttavia, episodi simili sono stati documentati in passato e potrebbero essere stati causati da errori tecnici nei sistemi di censura o da test governativi di monitoraggio. “I siti porno sono tutti censurati, è stato interessante vedere come su WeChat ci sia stato fermento, ma tutti affermavano che molto probabilmente si trattasse di una svista – racconta Pieranni – Ormai non è più quello il tecnica principale attraverso cui avviene la censura, molto più attenta sul controllo dei social e dei media cinesi”.
Nonostante sia fortemente associata ai contenuti per adulti, la piattaforma ha intrapreso una strategia di diversificazione nell’offerta dei propri contenuti negli ultimi anni, includendo tutorial di fitness, corsi di cucina, musica e arte. Questo approccio le ha permesso di ampliare il proprio pubblico e posizionarsi come un attore stazione nella creator economy, con oltre 300 milioni di utenti registrati e 6,6 miliardi di dollari erogati ai creatori, secondo l’ultimo rapporto annuale sui guadagni 2023 pubblicato dalla società madre di OnlyFans, Fenix International.
Tuttavia, questa diversificazione è stata anche una risposta a pressioni esterne. Nel 2021, istituzioni finanziarie come JPMorgan Chase, MetroBank e BNY Mellon avevano spinto alla sospensione dei servizi sulla piattaforma a causa della sua associazione con contenuti espliciti. OnlyFans aveva annunciato l’intenzione di bandire la pornografia per “garantire la sostenibilità a lungo termine della nostra piattaforma”, e l’amministratore delegato Tim Stokely ha parlato delle proprie preoccupazioni sul “rischio reputazionale” in un’intervista al Financial Times.
Tuttavia, di fronte alle proteste degli utenti e dei creatori l’azienda ha rapidamente fatto marcia indietro, cercando di bilanciare la sua reputazione con la necessità di espandersi in nuovi mercati, anche culturalmente meno inclini ad accettare la pornografia. Ma la reputazione dei brand gioca un ruolo decisivo nel mercato cinese, come spiega Lorenzo Tonizzi, digital marketing specialist esperto del panorama cinese: “I tabù sulla sfera sessuale sono fortemente radicati, qualsiasi piattaforma occidentale deve esaminare non solo il controllo governativo, ma anche le aspettative culturali della cittadinanza“, continua Tonizzi. “È difficile immaginare che una piattaforma come OnlyFans possa trovare spazio nonostante i tentativi di diversificazione“. A ogni modo, il panorama cinese è stato plasmato da anni di censura, e oggi, conclude Pieranni, “in pochi provano ancora ad andare su alcuni siti, e anche una possibile apertura nei confronti dei social occidentali non è all’orizzonte”.