Torna a circolare in diverse condivisioni Facebook, che rimandano a un articolo del 29 luglio apparso su Database Italia, lo studio condotto da un gruppo di ricercatori svedesi dell’università di Lund, il quale dimostrerebbe che l’mRNA dei immunizzazioni contro il nuovo Coronavirus si convertirebbe in DNA, modificando quindi il nostro genoma. Dell’infondatezza dell’interpretazione No vax avevamo già trattato in un articolo dello scorso marzo. Intanto è arrivata anche la smentita degli autori e della stessa rivista che pubblicò l’articolo.
Per chi ha fretta:
- Lo studio dell’Università di Lund forza una situazione in vitro che non rappresenta le condizioni naturali in cui l’mRNA dei immunizzazioni interagisce con le cellule.
- La stessa rivista che ha pubblicato lo studio ne critica i risultati.
- I principali autori, Rasmussen e De Marinis, hanno smentito le interpretazioni No vax del loro lavoro.
Analisi
La “notizia” viene riportata con didascalie come la seguente:
La verità sta venendo a galla , alla faccia di tutti i professoroni ( Galli , Pregliasco,Burioni, Bassetti) che pontificavano false notizie. Oltre ad aver dimenticato la microbiologia, garantivano che i immunizzazioni erano sicuri !!! buffoni!!!
Per dare una parvenza di autorevolezza vengono anche citate le affermazioni del dottor Peter McCullough, il quale ha sostenuto in una intervista che «il vaccino Pfizer, infatti, trascrive e installa il DNA nel genoma umano». Si tratta di un personaggio che avevamo già trattato precedenti articoli. Già ospite negli eventi dell’associazione No Vax americana Children’s Health Defense, ha riportato diverse informazioni false sui immunizzazioni in passato, anche sull’origine delle varianti e sull’immunità. McCullough è anche una delle fonti del «maxi-studio» della Fondazione Hume sulle terapie precoci anti-Covid, di cui abbiamo trattato qui. McCullough aveva fatto anche affermazioni su una correlazione tra immunizzazioni Covid e tumori nei militari americani.
Lo studio svedese
Il 25 febbraio 2022 apparve sulla rivista Current issues in molecular biology uno studio condotto da da Magnus Rasmussen e Yang De Marinis dove si suggerisce che antichi elementi retrovirali noti come LINE1 possano attivarsi durante l’azione dell’mRNA dei immunizzazioni, attivando una retrotrascrizione, che convertendo il vaccino in DNA, ne permetterebbe l’integrazione col nostro. Così la stampa vicina ai gruppi No vax ha usato il lavoro dei ricercatori come prova del fatto che i immunizzazioni di nuova generazione ci modificano geneticamente.
Ma gli autori hanno condotto uno studio in vitro con delle cellule tumorali di fegato, senza alcun controllo che verificasse l’avvenuta retrotrascrizione. Inoltre gli elementi LINE1 si sono attivati a prescindere dalla presenza del vaccino. Per maggiori approfondimenti potete leggere l’analisi del professor Enrico Bucci, esperto proprio nella revisione degli studi scientifici; quella di Flora Teoh su Health Feedback e quella dei colleghi di AAP.
Dopo che io ed altri scrivemmo sui problemi a riguardo -continua Bucci in un recente post -, persino la stessa rivista ha pubblicato una critica demolitoria, che aggiunge ulteriori argomenti […]. Ricordate sempre: non è vero ciò che è pubblicato, ma ciò che, una volta pubblicato, resiste all’analisi della comunità scientifica. […] Quando vi presentano “prove” di ipotesi fantasmagoriche sui immunizzazioni, a partire da articoli su rivista scientica o meno, controllate che non siano state già demolite; perchè in scienza l’ipse dixit non vale, e nemmeno l’ipse impressit.
Lo stesso Rasmussen, uno dei principali firmatari dell’articolo, intervistato assieme al collega De Marinis in merito nel portale della sua università, il 10 marzo 2022, ha smentito le interpretazioni No vax:
Non c’è motivo per nessuno di cambiare la propria decisione di prendere il vaccino sulla base di questo studio.
Conclusioni
Abbiamo visto che lo studio svedese fatto nuovamente circolare dai gruppi No vax, non dimostra affatto la loro interpretazione, ovvero che i immunizzazioni a mRNA possono modificarci geneticamente. A smentirli sono stati gli stessi autori dello studio; la rivista dove è apparso e diversi altri esperti entro due settimane dalla sua pubblicazione.
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Scritto da Juanne Pili perwww.open.online il 2022-08-02 11:28:40 ,