La magnifica e irripetibile storia di Ayrton Senna, il campione dallo sguardo triste che scelse il cognome (napoletano) della mamma

La magnifica e irripetibile storia di Ayrton Senna, il campione dallo sguardo triste che scelse il cognome (napoletano) della mamma


C’era qualcosa, in quello sguardo, che anche nei momenti di gioia e trionfo sportivo trasmetteva un’aria triste e melanconica. Quasi un presagio di un atroce destino che lo avrebbe portato via nel fiore degli anni e di una carriera che ancora avrebbe potuto regalargli molti successi. Che campione unico e speciale è stato Ayrton Senna…

Un’iradiddio – come lo definisce Giorgio Terruzzi nel suo libro coinvolgente, notizioso ed emotivo, sulla figura dell’asso brasiliano – quando spingeva oltre ogni limite le sue auto su tutte le piste del mondo.

Ma anche e soprattutto, un uomo sensibile e fragile, esposto, come tutti noi, a dubbi, incertezze e infelicità, perennemente alla ricerca di momenti di serenità spesso negati da difficoltà forse difficilmente immaginabili per chi vedeva soltanto l’eroe sportivo conquistare titoli, giri veloci e record come se fosse la cosa più facile da fare.

Racconta un Ayrton intimo e costantemente combattuto la riedizione di “Suite 200 l’ultima notte di Ayrton Senna”, un’autentica perla della collana della sofisticata casa editrice 66thand2nd.

Con un escamotage letterario, l’ultima notte, appunto, trascorsa nella stanza d’albergo dove era solito riposare Ayrton prima del Gran Premio di Imola che gli sarebbe stato fatale, Terruzzzi ci trasporta, assieme, nella carriera e nel cuore del pilota. E ci svela e descrive l’immenso talento in circuito e le difficoltà nella vita, poco conosciute dai più, nella sfera sentimentale e familiare.

Le calunnie del connazionale Piquet, gli sgambetti del grande rivale Prost, ma anche i contrasti con la sua amata famiglia che osteggiava la sua ultima compagna e le delusioni amorose con altre donne.

E ancora, l’estrema attenzione per chi soffriva, quel suo (quasi) senso di colpa per sentirsi un privilegiato e le continue donazione verso i meno fortunati. E il suo particolarissimo rapporto con la fede, anche questo spesso usato contro di lui.

C’è tutto questo nel magnifico racconto di Terruzzi, che ben conosceva il pilota e l’uomo e lo seguiva nel mondo della Formula Uno.

Anche aneddoti come quello legato al suo cognome. Inizialmente da Silva, quello del padre Milton poi un’intuizione: troppo comune, meglio Senna, quello della madre che, come abbiamo raccontato, aveva chiare radici napoletane (Luigi Sena (poi diventato Senna con la doppia n), il bisnonno di Ayrton era partito dalla Campania in cerca di fortuna in Sudamerica). Una scelta originale, come molte nella vita del campionissimo.

Un libro intenso e profondo che ci conduce fino a quel maledetto Primo Maggio di trenta anni fa quando Ayrton Senna lasciò questo mondo per diventare una leggenda.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-05-26 20:02:46 ,napoli.repubblica.it

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