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I beati vent’anni sono finalmente un’età buona per giocare sul serio, anche in Italia, persino nel campionato tradizionalmente meno aperto agli sbarbatelli e dove ci sono allenatori che definiscono giovane, in senso limitativo, chi va per i 25. Si chiude un anno in cui diversi ex ventenni, cioè della classe 2003, si sono imposti definitivamente (Baldanzi, Prati, Miretti, Fazzini e soprattutto Scalvini), se ne apre uno in cui i 2004 reclamano spazio.