Torre del Greco. Nuove ombre si allungano sulle elezioni a Torre del Greco. A 24 ore dalle perquisizioni effettuate all’interno del fortino della camorra di corso Garibaldi – sequestrati otto cellulari e vari documenti, con otto pseudo-sostenitori di vari candidati al consiglio comunale indagati per presunto voto di scambio – spunta un secondo esposto in cui vengono ventilate anomalie e irregolarità. Un verbale, inviato al commissario straordinario Giacomo Barbato, in cui il magistrato Angelo Scarpati – presidente della sezione numero 1 incaricata del riconteggio delle schede, già noto in città a causa del «guaio» costato il trasferimento a Roma del processo a carico degli armatori-vampiri della Deiulemar compagnia di navigazione – ha riportato una serie di denunce messe nero su bianco da alcuni rappresentanti di lista dei vari schieramenti scesi in campo al primo turno. Denunce in cui – senza mezzi termini, ma senza fare espliciti nomi – si parla di generiche intimidazioni e minacce registrate in alcune sezioni «calde» del territorio.
Gli attori protagonisti
Una corposa parte delle tre paginette firmate dal magistrato si concentrano sulle dichiarazioni rilasciate da Daniele Di Donna, storico portaborse del figlio d’arte Domenico Maida, candidato al consiglio comunale con la civica Cuore Torrese e bocciato dalle urne: l’amministratore di condominio prima contesta la chiusura delle porte del seggio presieduto dall’avvocato Fabrizio Anania – in passato vicino all’ex sindaco Ciro Borriello – e poi, davanti alla replica messa a verbale dal legale, ritratta parzialmente le accuse. Stesso cliché per un ulteriore paio di episodi «sospetti» raccontati al giudice Angelo Scarpati sempre da rappresentanti di liste e presidenti di seggi. Insomma, un ulteriore polverone in aggiunta all’inchiesta «ufficiale» condotta dai carabinieri del comando gruppo di Torre Annunziata.
I grandi sconfitti
Mentre Giovanni Palomba e Luigi Mele – i due candidati a sindaco arrivati al ballottaggio del 24 giugno – proseguono la campagna elettorale, i grandi sconfitti del primo turno soffiano sul fuoco dell’indignazione provocata in città dai filmati diffusi tramite i social. L’ex senatore Nello Formisano – arrivato ultimo al primo turno, fatta eccezione per la battaglia di testimonianza di Casapound – ha rilanciato, attraverso un’interrogazione dell’onorevole Federico Conte di Leu al ministro dell’interno Matteo Salvini, la necessità di fare piena luce «in merito alla compravendita di voti in occasione delle votazioni per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Torre del Greco». Un chiodo su cui batte con forza il Movimento 5 Stelle: i grillini – beffati per seicento preferenze dalla coalizione di centrodestra guidata da Luigi Mele – hanno organizzato un flash mob solitario all’esterno di palazzo Baronale, chiuso per il week end, finalizzato a «liberare la città dalle catene e a ottenere un voto libero». Un’iniziativa a cui hanno preso parte una trentina di attivisti, tutti «imbavagliati» con una banconota da venti euro indicata come il «prezzo della dignità» degli elettori.
Niente apparentamenti
Se Nello Formisano e Luigi Sanguigno – il candidato sindaco del M5S «teleguidato» dall’onorevole Luigi Gallo – tengono alta l’attenzione e la tensione sulla questione del giorno, i restanti sconfitti del primo turno si concentrano già sul ballottaggio di domenica prossima. A scacciare via qualsiasi voce su «accordi impossibili» tra i vari tronconi del centrodestra è Romina Stilo, ex vicesindaco e fedelissima di Ciro Borriello e Donato Capone: «Con chi mi chiama per avere indicazioni di voto sul ballottaggio del 24 giugno sono stata chiara – le parole dell’ex first lady di palazzo Baronale – votate con la massima libertà: la mia coalizione non si schiererà né con Luigi Mele né con Giovanni Palomba perché entrambi non rappresentano il nostro modo di intendere la politica». Concetti, in larga parte, condivisi da Valerio Ciavolino: l’ex sindaco dovrebbe confermare, salvo colpi di scena legati alla promessa di qualche assessorato da parte di Luigi Mele, la neutralità tra i due contendenti.