L’Italia fa un nuovo passo indietro nella tutela dei diritti della comunità lgbt+. Lo certifica il rapporto Ilga Europe, tra i più importanti documenti internazionali che ne fotografa la tutela e pone l’accento su eventuali discriminazioni: il nostro Paese nel 2022 scende un gradino nella classifica dei più virtuosi, passando dal 33esimo posto dell’anno precedente al 34esimo, vicinissima alla Georgia e alla Lituania, facendosi superare perfino dall’Ungheria, che è al 31esimo posto, così come dalla Grecia (13esimo), dalla Svizzera (20esimo) e dall’Albania (28esimo). L’analisi considera tutti i 49 paesi europei e guardando ad altri posti in graduatoria, sopra l’Italia troviamo la Francia, che è al decimo posto, il Portogallo all’undicesimo, la Germania al quindicesimo e il Regno Unito al diciassettesimo. Come viene spiegato nell’indice: “Le classifiche si basano sull’impatto delle leggi e delle politiche di ciascun paese sulla vita delle persone lgbti” e il risultato finale si basa anche sugli standard legali di un paese confrontati con i vicini europei. A guidare la classifica troviamo Malta, seguita da Belgio, Danimarca, Spagna e Islanda.
Il fatto è che, esclusi interventi normativi di rilievo, si presume che il posto del nostro Paese possa ulteriormente scendere visto che, per ragioni di tempo, questa pubblicazione non tiene conto dello stop delle trascrizioni all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali, considerando in questa classifica solo gli eventi fino al dicembre 2022. Sono 7 le categorie prese in esame nel rapporto, tra queste viene analizzato ad esempio quanto messo in campo per la famiglia, e quanto emerso in riferimento a crimine d’odio e incitamento all’odio. Fanalino di coda l’Azerbaijan, superato di poco da Turchia e Armenia. Quest’ultima ha guadagnato un punto nell’indice grazie alla revoca del divieto di donazioni di sangue per gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.
“L’Italia è al palo da tempo sui temi indagati dal rapporto e non progredisce, con il risultato di aumentare gli effetti negativi soprattutto sul piano sociale e sul benessere psicofisico delle persone – racconta Alessandra Rossi, coordinatrice della Gay Help Line 800.713.713 – Il passaggio dal 33esimo al 34esimo posto dipende anche dal fatto che nel nostro Paese a livello normativo abbiamo poche leggi che tutelano l’esperienza di vita delle persone lgbtqia+ dalla discriminazione. C’è una legge Cirinnà sulle unioni civili che è priva del riconoscimento della genitorialità d’intenzione, si è ancora in attesa di una revisione perché possa esserci un matrimonio ugualitario”. Nel complesso comunque all’interno del report pubblicato si parla di un 2022 in cui non sono aumentate solo le violenze contro le persone lgbt+ ma anche la loro intensità, non solo in Italia. Per esempio si cita l’attacco avvenuto fuori da un bar di Oslo dove due persone sono state uccise e 20 ferite o l’uccisione di una donna migrante trans in Estonia. L’analisi parla anche di un numero maggiore di suicidi riportati all’interno della comunità e di crimini d’odio nei loro confronti.
Nulla di fatto contro i crimini d’odio e discriminazioni sul lavoro
Guardando la pagina italiana, il rapporto Ilga Europe parla di frequenti hate speech nell’ultimo anno nei confronti della comunità Lgbti e riporta, tra gli esempi, alcune dichiarazioni di Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d’Italia, in seguito alla richiesta di eliminare un episodio del cartone animato “Peppa Pig” in cui si raccontava di una famiglia arcobaleno con due mamme, oppure i casi dei cartelloni dei ProVita apparsi a Sanremo nei giorni del Festival, che recitavano: “Basta alla propaganda lgbt travestita da spettacolo”.
La lista di episodi di discriminazione si allunga parlando anche degli atti vandalici contro gli uffici dell’Arcigay a Pavia o delle minacce subite da alcuni volontari dell’Arcigay a Napoli. Sul fronte lavorativo vengono segnalati i risultati di una survey di Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) secondo la quale nella comunità lgbt+ una persona su 5 denuncia un ambiente ostile sul posto di lavoro. “Ancora oggi rivelare le proprie relazioni dà adito a un meccanismo di denigrazione e a forme di discriminazioni nel contesto lavorativo – prosegue Rossi – queste possono prendere le forme del mobbing, dando adito a demansionamenti e licenziamenti ingiustificati. Questo è il precipitato di un clima culturale che ancora non riesce ad accantonare il pregiudizio”.
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di Simona Buscaglia www.wired.it 2023-05-17 04:50:00 ,