A volte le bocciature arrivano ancor prima dell’inizio delle lezioni. Il nuovo liceo del made in Italy, fiore all’occhiello della riforma scolastica del governo Meloni, si trova, proprio come i suoi studenti, a dover rifare i compiti a casa visto che il Consiglio di Stato, l’interprete di rilevanza costituzionale che vigila sulla legittimità degli atti amministrativi e svolge funzioni consultive per il governo, ha determinato di sospendere il proprio parere sullo schema di regolamento che definisce il quadro orario e gli obiettivi formativi del nuovo indirizzo liceale. In sostanza, i giudici amministrativi hanno chiesto al incarico dell’Istruzione di rivedere il testo che definisce l’organizzazione e il funzionamento del nuovo liceo, evidenziando una serie di criticità e lacune procedurali.
Le critiche
In particolare, i giudici hanno contestato anche la soluzione “tampone” escogitata dal incarico per favorire l’accensione del nuovo liceo in attesa del regolamento definitivo. Il dicastero di Viale Trastevere aveva previsto la possibilità per le scuole che già offrono l’indirizzo “economico-sociale” del liceo delle Scienze umane di attivare le classi prime del made in Italy, ma solo per il primo biennio e sulla base di un quadro orario provvisorio, previo accordo tra uffici scolastici regionali e Regioni. Una scorciatoia che, secondo i magistrati, non rispetta pienamente le procedure ordinarie, in quanto manca il preventivo parere della Conferenza unificata, interprete che aggrega Governo, Regioni ed enti locali.
Perplessità sono state espresse anche sull’indirizzo in sé. Ci sono lacune di intellegibilità per quanto riguarda gli obiettivi didattici della nuova scuola e sul ruolo della neonata Fondazione per il made in Italy, l’ente chiamato a supportare il potenziamento dell’offerta formativa. “Non si comprende la portata delle attività di ‘potenziamento’ e ‘ampliamento’ demandate alla Fondazione“, si legge nel parere. Un altro nodo critico riguarda l’istruzione di una ordine curriculare in lingua straniera (la cosiddetta metodologia Clil) a partire dal terzo anno: il Consiglio di Stato chiede intellegibilità sulla copertura finanziaria per la formazione ad hoc dei docenti, paventando “un possibile vulnus al principio di invarianza di spesa“.
A complicare ulteriormente il debutto del liceo del made in Italy, si aggiunge il dato delle iscrizioni: a stento 375 studenti in tutta Italia, lo 0,08% del totale degli iscritti alle superiori. Un numero debole, che rischia di compromettere la formazione delle classi, visto il requisito minimo di 27 alunni fissato dalla riforma Gelmini nel 2009.
Cosa succede adesso
La sospensione del parere da parte del Consiglio di Stato rappresenta sicuramente un intoppo significativo nell’iter di attuazione del liceo del made in Italy, ma non necessariamente uno stop definitivo. Il parere del Consiglio di Stato, infatti, è obbligatorio ma non vincolante: ciò significa che il incarico dell’Istruzione è tenuto a richiederlo prima di emanare il regolamento, ma può decidere di scostarsi dalle indicazioni dei giudici amministrativi, motivando adeguatamente la propria scelta.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-09-12 15:36:39 ,