L’odore del sangue: l’ossessione totalizzante della mente e del corpo

L’odore del sangue: l’ossessione totalizzante della mente e del corpo

L’odore del sangue: l’ossessione totalizzante della mente e del corpo

“Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai. Amore che vieni, amore che vai” con le parole di questa sublime canzone di Fabrizio De Andrè veniamo catapultati dentro uno dei racconto più controversi della letteratura italiana.

L’odore del sangue è un film del 2004 di Mario Martone, tratto dall’omonimo romanzo di Goffredo Parise, che è stato presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs al 57º Festival di Cannes.

Si tratta di un romanzo postumo che l’autore non aveva consegnato a nessun editore perchè lo riteneva imperfetto, ma sarebbe stato un errore lasciare inedita una narrazione così potente.

A parte qualche incongruenza e qualche ripetizione il testo è coerente nella grammatica, nella sintassi e nel lessico.

La trasposizione cinematografica della storia è rivista in alcuni punti da Martone, il quale, però, rimane fedele al clima conturbante e feroce che avvolge i protagonisti.

Una coppia di intellettuali borghesi, Carlo e Silvia, vive in maniera indolente il rapporto da separati.

Con due attori strepitosi, Fanny Ardant e Michele Placido, che in questo film danno il meglio di loro attraverso dialoghi intensi.

Questa pellicola ricorda L’amore molesto, sempre di Martone, per il suo descrivere l’individuo posto di fronte alle pulsioni irrazionali del sesso e della morte.

In questo turbinio di erotismo, declino e passione si staglia una latente critica al mondo borghese e alla società moderna, prede degli istinti più biechi.

Carnalità totalizzante e ossessione

L’odore del sangue è un romanzo disturbante e un film disturbato, perché esplora il tormento che arde dentro le anime dei protagonisti.

Racconta di un rapporto malato tra due coniugi ormai separati ma che conservano un’intimità intellettuale e affettiva.

Carlo ha una nuova relazione con una ragazza più giovane e vive per la maggior parte dell’anno in un paese di campagna; mentre Silvia rimane a Roma a struggersi “sublimando e non amando masochisticamente nessun altro”, pur consumando rapporti occasionali con degli amanti.

È un rincorrersi perverso tra due che si amano solo idealmente.

L'odore del sangue: l'ossessione totalizzante della mente e del corpo

Silvia è un punto di riferimento per Carlo, il quale ogni tanto va a trovarla a Roma perché si annoia in campagna e trascorre il suo tempo “in modo tra accidioso e ansioso, (…) consumando la vita”.

Carlo è stato assente per lunghi periodi durante il matrimonio, sostiene lui per preservare la relazione, ma in realtà più per paura o per noia.

Distanti ma vicini, Silvia e Carlo si amano in modo platonico, e ora che sono separati passano ore al telefono a commentare fatti del presente e a parlare del loro rapporto, alternando tenerezze a confessioni moleste.

All’improvviso però Silvia diventa reticente e confessa al telefono di frequentare alcuni amici, tra i quali descrive un ragazzo muscoloso, prepotente e disagiato, che ha il “culto della forza”. Un giovane neonazista che attrae Silvia per il suo modo di essere al tempo stesso vitale e brutale.

È proprio questo avvenimento a scatenare la gelosia e l’ossessione di Carlo, il quale percepisce questo nuovo amore come un vero tradimento.

Un tradimento che nel manoscritto di Parise è esperienza solamente maschile, in quanto il protagonista ha sempre approfittato con avidità della passività della moglie, che idealizza con scaltra spudoratezza e ora che è lei a tradirlo, lui non può accettarlo.

“Per vent’anni di matrimonio mi ha sempre visto fuggire e anche tradirla: non con la rassegnazione tipica delle mogli sottomesse e sotto sotto interessate, ma, a sua volta, con la trepidazione delle donne innamorate e [così romantiche da] considerare la fuga della persona amata come una sorta di romantica irraggiungibilità, di mistero, dunque di fascino.”

È disorientato dalla nuova bramosia di vita e di carnalità violenta della donna, un desiderio concupiscente che lui chiama proprio “l’odore del sangue”, e cerca in tutti i modi di impossessarsi di questo rapporto. Quello che fa, quindi, è tentare di inglobarlo nel suo dominio sessuale, impersonando il ruolo del marito tradito.

La visione maschilista del protagonista aleggia per tutto il racconto, trovando conferma anche nell’infausto finale: la donna che si è lasciata cadere nella sensualità lussuriosa, viene castigata, pagando con la vita la sua libertà sessuale.

Un romanzo raffinato e lugubre, anche un po’ erotico, che porta a riflettere sulla propria sfera sessuale.

Il film, pur apportando delle piccole modifiche, segue la vicenda del romanzo e delinea perfettamente la personalità di Carlo: un dominatore. Una caratteristica che si può evincere anche dal modo in cui affronta il “tradimento”, divenendo morboso e petulante, attraverso chiamate improvvise e innumerevoli domande.

Il fascino del male

Il ragazzo non si vede mai, lo conosciamo tramite i racconti di Silvia o le visioni di Carlo, di conseguenza la figura del giovane si trasforma in un’entità quasi astratta e indefinita, una presenza violenta e distruttiva che finisce per monopolizzare il racconto e i protagonisti.

L'odore del sangue: l'ossessione totalizzante della mente e del corpo
Locandina

Il morboso attaccamento di Carlo nel conoscere i dettagli del ragazzo lo porta ad un voyeurismo sfrenato che obbliga Silvia a raccontare i particolari più indecenti dei suoi rapporti sessuali con il ragazzo.

Un senso di pesantezza e di inquietudine attanaglia i protagonisti ma anche lo spettatore, tutto ciò è conferito da quel fascino del male che pervade l’essere umano.

Silvia, infatti, è attratta dalla violenza del giovane amante, dalla passione distruttiva che è portatrice di potenza e morte.

Il film si fa portatore di un messaggio più che mai attuale: la deriva irrazionale e autosabotatrice di un’intera società. Descritta attraverso la passione totalizzante di una donna matura e colta nei confronti di un giovane violento di estrema destra.

Non a caso Martone decide di scandire il racconto fra Carlo e Silvia attraverso la lettura delle atrocità di guerra del romanzo che lo stesso Carlo sta scrivendo, quasi a ricordarci lo stretto legame fra tragedia individuale e collettiva.

L’ossessione e l’irrazionalità sono le colonne portanti de L’odore del sangue, un film crudo ed esplicito che non fa sconti a nessuno e che segue i due protagonisti rincorrersi in un perverso gioco che odora non solo di sesso ma di sangue, sangue della persona amata.

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di Veronica Cirigliano
www.2duerighe.com
2023-02-06 11:46:54 ,

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