Lost, le accuse di razzismo sul set della serie
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Lost è universalmente riconosciuta come uno dei capolavori che ha rivoluzionato la serialità in televisione. I suoi effetti sul sistema televisivo e sull’immaginario comune sono ancora evidenti oggi, anche se nelle scorse ore sono emersi dei dettagli che potrebbero gettare ombre lunghe su quello che sembrava, metaforicamente e non, un paradiso tropicale del piccolo schermo. In un lungo articolo pubblicato su Vanity Fair Usa e che riprende le rivelazioni di un libro in uscita, Burn It Down di Maureen Ryan, molti autori e attori della serie denunciano il clima tossico e razzista che dominava il set ambientato alle Hawaii. Harold Perrineau, l’attore che aveva interpretato il personaggio di Michael nelle prime due stagiono, per esempio ha dichiarato: “A un certo punto fu molto chiaro che io fossi il tizio nero. E Daniel [Dae Kim, interprete di Jin, ndr] il tizio asiatico. E poi c’erano Jake e Kate e Sawyer”.

Lo stesso Perrineau dice di aver cercato di parlare con la produzione sottolineando la preponderanza e centralità degli attori bianchi rispetto a tutti gli altri. Si lamentò direttamente con Carlton Cuse, co-showrunner con la serie assieme a Damon Lindelof, e come risultato il suo personaggio fu fatto fuori alla fine della seconda stagione. Un’autrice della terza stagione, Monica Owusu-Breen, unica asiatica nella writing room, ha dichiarato che veniva chiamata spesso “la Coreana” invece che col suo nome effettivo. Altri sceneggiatori hanno detto che Cuse and Lindelof “tolleravano e anzi incoraggiavano l’atmosfera generale” dietro le quinte, inclusi alcune affermazioni razziste e tossiche.

La stessa Owusu-Breen ricorda quando si parlava della scena in cui il personaggio di Adewale Akinnuoye-Agbaje, Mr. Eko, doveva essere ucciso: “Carlton [Cuse] disse qualcosa come: ‘Impicchiamolo dall’albero più alto. Se solo potessimo tagliarli il c*zzo e ficcarglielo in gola’”. I richiami ai lincaggi degli afroamericani nelle pagine più drammatiche della storia sono evidenti. Secondo diverse testimonianze raccolte nel reportage, agli sceneggiatori di Lost fu detto più volte che i personaggi bianchi, come Jack (Matthew Fox), Kate (Evangeline Lilly), Sawyer (Josh Holloway) e Locke (Terry O’Quinn) erano gli “eroi e che “gli altri personaggi non interessano a nessuno. Dategli poche scene su un’altra spiaggia”. Così come era stato ribadito che il pubblico potesse immedesimarsi di più coi personaggi bianchi (erano “relatable”, come si dice in inglese). Dopo il caso di Perrineau, pare che Lindelof avesse scatenato l’ilarità dei suoi affermando: “Mi ha chiamato razzista, così l’ho silurato [I fired his ass, in originale]”.

Nel libro di Ryan vengono interpellati gli stessi showrunner: “Il mio livello di fondamentale inesperienza come manager e come capo, il mio ruolo di qualcuno che doveva modellare un clima di pericolo creativo e di presa di rischi ma anche creare un clima confortevole nel processo creativo: ho fallito in quella missione”, ha dichiarato Lindelof: “Sono stato parte di tutto ciò, al cento %”. Lindelof, invece, ha risposto più sulla difensiva, sostenendo di non ricordare di aver detto quelle frasi su Perrineau: “Cosa posso dire? Oltre al fatto che mi spezza il cuore che quella sia stata l’esperienza di Harold. E ammetto che quegli eventi sono avvenuti 17 anni fa e non capisco perché qualcuno possa inventarsi queste cose su di me”. Cuse invece è molto più rammaricato: “Mi spezza il cuore sentire tutto ciò. Nessuno si era lamentato all’epoca con me o con Abc Studios [i produttori, ndr], avrei voluto saperlo e aver agito per cambiare le cose“.



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di Paolo Armelli www.wired.it 2023-05-31 10:30:00 ,

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