Sono passati ben venti giorni da quando gli incendi hanno cominciato a devastare l’isola di Maui, nell’arcipelago delle Hawaii, eppure non è stato ancora possibile determinare con sicurezza la causa che ha scatenato uno dei più grandi disastri naturali degli ultimi anni. Un’incertezza latente, che ha lasciato spazio alla diffusione di stravaganti teorie complottiste sui social media. Negli ultimi giorni, infatti, le piattaforme sono state invase da contenuti del tutto infondati che affermano che gli incendi sull’isola sono stati pianificati al fine di liberare alcune zone che in futuro saranno destinate a progetti multimilionari. Secondo i teorici della cospirazione si sarebbe trattato di “un attacco con armi ad energia diretta”, programmate per colpire tutto quello che incontravano con raggi laser di colore blu, il che spiegherebbe il perché tanti ombrelloni dello stesso colore siano rimasti indenni dagli incendi che hanno devastato l’isola di Maui.
Twitter content
This content can also be viewed on the site it originates from.
Una teoria complottista ben strutturata, che si è diffusa sui social media in modo incredibilmente rapido, come spesso accade come un evento critico. Secondo Renee DiResta, una ricercatrice dell’Università di Stanford, le persone tendono ad alimentare la disinformazione quando si trovano in una situazione che non riescono a comprendere o a spiegare, provando di fatto un enorme senso di impotenza. “Le teorie che attribuiscono la causa di una crisi a uno specifico attore offrono un cattivo da incolpare, qualcuno da ritenere potenzialmente responsabile”, ha dichiarato la DiResta alla Cnn. In questo modo, infatti, le persone riescono a dare una spiegazione plausibile a un evento che – apparentemente – risulta tutt’altro che comprensibile. Non è un caso, quindi, che moltissimi utenti stiano alimentando sui social media la diffusione della teoria, altrettanto infondata, che vede gli abitanti più ricchi dell’isola di Maui come i diretti responsabili degli incendi, appiccati per poter acquistare la terra distrutta a un prezzo agevolato, così da utilizzarla per ricostruirvi una città smart e moderna.
Ma per quanto questa teoria possa risultare infondata, l’algoritmo di social come X, Instagram e TikTok non fa altro che alimentarla, promuovendo la diffusione di contenuti che ottengono un’interazione elevata con gli utenti. Eppure, le piattaforme stanno davvero facendo di tutto per evitare di diffondere fake news sugli incendi dell’isola di Maui. Negli ultimi giorni, per esempio, TikTok ha rimosso decine e decine di video sulle teorie complottiste, perché identificati come “contenuti imprecisi, fuorvianti o falsi che potrebbero causare danni significativi a individui o società”. Instagram, invece, sta impiegando fact-checker di terze parti per contattare fonti, controllare dati pubblici e verificare la veridicità di immagini e video sul tema. Insomma, i social media stanno cercando di contenere quanto più possibile la diffusione di contenuti che le persone Proseguono a promuovere perché suscitano emozioni forti di paura e/o rassicurazione, ma quello che spesso gli utenti non considerano è che stanno alimentando qualcosa di falso e infondato, che può creare soltanto altri danni.
Leggi tutto su www.wired.it
di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-08-28 09:57:21 ,