«Basta perdere tempo, tesoro, ho dovuto fare un cambiamento che ho cercato molto in fretta». Non è uno che resta con le mani in mano, Samuel Germain Kinduelu Mbangula Tshifunda, per gli amici – umilmente – Samu. Che sia stato o meno il testo di “Meridian” ad ispirarlo, uno dei brani più celebri di Tiakola, il suo artista preferito, l’attaccante belga lunedì sera si è presentato così: in fretta. Subito gol e assist contro il Como, all’esordio in prima squadra, da titolare per di più, a vent’anni soltanto. E poi? E poi un inchino al pubblico e una preghiera al cielo.
C’è tutto il suo mondo, lì dentro. C’è la cifra tecnica, che gli ha permesso di spiccare il volo dal vivaio del Bruges fino all’Allianz Stadium. E c’è la fede religiosa, chiamata in causa una volta di più nei ringraziamenti social del giorno dopo: «Prima di tutto, ringrazio il mio signore e salvatore Gesù Cristo per l’opportunità che mi ha dato di mostrarmi agli occhi di tutti – le sue parole ieri su Instagram –. Il 19/08/2024 è una data che rimarrà incisa in me, perché è un sogno che si realizza e continuerò a lavorare per poterci rimanere per molto tempo».
Mbangula, dribbling e fede al posto di Fede Chiesa
Nel ruolo che, su per giù, sarebbe potuto essere di Federico Chiesa, nella notte della sua prima volta sulla panchina della Juventus, Thiago Motta ha mostrato al mondo invece Mbangula. Riscuotendo in cambio sostanziosi dividendi, quasi come se fosse stato già tutto scritto. Ma il lieto fine non è certo frutto del caso: il tecnico italo-brasiliano ci aveva visto lungo già in tempi non sospetti. La fiducia nei confronti dell’esterno classe 2004, infatti, nasce da lontano, fin dai primi giorni di ritiro, quando Mbangula sembrava destinato ad accasarsi altrove in prestito. Su di lui c’erano i belgi del Leuven e gli svizzeri dell’Yverdon, oltre a un paio di circolo di Serie B.
Squadre che, però, non avevano fatto i conti con le valutazioni interne di Thiago Motta, rimasto stregato dalle qualità del funambolo di Bruxelles. Doti tecniche e atletiche, certo. Ma anche, se non soprattutto, mentali: determinazione e prurito d’arrivare stanno soffiando alle spalle di un giovane di talento sì, ma mai considerato il primo della classe, nel contesto di una sezione d’eccellenza come quella che ha accolto negli anni i vari Huijsen e Yildiz. Eppure: la promozione dalla Primavera alla Next Gen, poi anche quella in prima squadra. Con la testa ben piantata sulle spalle, innanzitutto.
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2024-08-21 05:36:51 ,