di Gianluca Schinaia
Il nome di battesimo è Apollo e appartiene alla famiglia dei medicane: una crasi tra la parola Mediterraneo e quella inglese di uragano, hurrycane. Sappiamo che dopo le devastazioni di questi giorni Apollo colpirà l’area tra Catania e Siracusa ancora in modo particolarmente intenso nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. Ma nonostante la grande copertura mediatica del medicane vista in questi giorni, ci sono tanti elementi che ancora non conosciamo di questo evento estremo. È causato dai cambiamenti climatici? Ce ne saranno di più o di meno in futuro, e dove in particolare? Sappiamo prevederli? Wired lo ha chiesto a Leone Cavicchia, ricercatore alla Fondazione Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc).
Apollo non è Katrina
Innanzitutto, facciamo chiarezza sulla corretta definizione di medicane, l’uragano del Mediterrano. Esistono tanti tipi di cicloni, sia in zone tropicali che extra tropicali, e hanno caratteristiche diverse (ad esempio, i modi in cui derivano la loro energia). I cicloni tropicali sono una tipologia particolare di questi fenomeni, chiamati anche uragani. Nel Mediterraneo abbiamo visto che alcuni cicloni che si sviluppano alle medie latitudini hanno caratteristiche simili a quelli tropicali (copertura nuvolosa tipica o struttura dei campi di vento), ovvero agli uragani, ma sono generalmente più piccoli.
Gli uragani ai tropici sono principalmente innescati dalla temperatura del mare (che per generarli deve essere superiore ai 26 gradi), mentre nel caso del Mediterraneo la temperatura del mare è un fattore concomitante ma non il solo per generare un medicane: bisogna associarci anche una bassa temperatura della parte inferiore dell’atmosfera. E per creare un medicane è necessaria anche un’elevata presenza di umidità nell’aria. Per questo, bisogna fare attenzione a non confondere un ciclone come Apollo con uragani famosi come Sandy o Katrina. Tra l’altro, e anche se sembra molto probabile, solo le rilevazioni successive attraverso dati precisi ci confermeranno se effettivamente Apollo è proprio un medicane. Se risultasse come tale, Apollo avrebbe visto una quantità di precipitazioni più alta di quanto registrato mediamente negli altri medicane.
Medicane: quanti sono e dove nascono
Questo tipo di eventi atmosferici esistono da tempo, anche se ce ne siamo resi conto recentemente perché ce li hanno mostrati le immagini dal satellite, che esistono da circa 40 anni. I medicane prima sono stati identificati e poi retrospettivamente sono state analizzate le caratteristiche di alcuni avvenuti negli anni precedenti. Arrivando così a contare un numero complessivo di circa un centinaio di medicane registrati dal Dopoguerra.
Si tratta comunque di un evento atmosferico raro nell’area Mediterranea: dagli anni Cinquanta, se ne stimano mediamente 1 o 2 l’anno. Prima di Apollo, l’ultimo fenomeno simile in Italia è stato il ciclone Numa che nel 2017 ha lambito le coste del basso Salento. Mentre a livello generale, l’ultimo Medicane è stato Lanos che con venti a 180 chilometri all’ora (km/h) ha colpito le coste della Grecia nel settembre 2020. Secondo Cavicchia, tra gli impatti di questi fenomeni ci possono essere mareggiate che arrivano a toccare anche i 6 metri, ma non implicheranno mai tsunami.
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www.wired.it
2021-10-29 15:11:03