Metano: le emissioni stanno aumentando, ma stavolta non è colpa nostra

Metano: le emissioni stanno aumentando, ma stavolta non è colpa nostra

Metano: le emissioni stanno aumentando, ma stavolta non è colpa nostra


I ricercatori sapevano anche che la Siberia aveva registrato un caldo senza precedenti nel 2020, con un potenziale aumento dello scongelamento del permafrost, e che le zone umide a nord del pianeta erano state eccezionalmente calde e afose. “Se nell’emisfero settentrionale la temperatura è più calda, i microbi delle zone umide produrranno più metano – spiega Shu-shi Peng, scienziato dell’atmosfera presso l’Università di Pechino e autore principale dell’articolo pubblicato da Nature –; e se il clima è più umido, le zone umide si espanderanno“: in sostanza, si crea una fabbrica naturale di metano.

Effetto collaterale

Utilizzando dei modelli, il team ha stimato la quantità di gas proveniente da questi ambienti: mentre le emissioni di metano dell’umanità sono diminuite, quelle nelle zone umide – soprattutto in Siberia, Nord America e nei tropici a nord – sono aumentate di sei teragrammi. Questo spiega circa la metà dell’aumento di metano nell’atmosfera nel 2020. L’origine dell’altra metà ha invece un che di ironico. Quando li bruciamo, i combustibili fossili producono CO2, ma anche ossido di azoto, o NOx. Quando entra nell’atmosfera, questo gas produce una molecola nota come radicale idrossile (Oh), che decompone il metano. Complessivamente, l’Oh rimuove circa l’85 % delle emissioni annuali di metano. “Durante i lockdown, le emissioni di NOx sono diminuite” – spiega Peng –, quindi l’Oh dell’atmosfera, ovvero il serbatoio del metano, potrebbe aver rallentato“.

In altre parole, inquinando meno – l’industria pesante si era fermata, i voli sono stati cancellati, la gente ha smesso di spostarsi quotidianamente per lavoro – abbiamo anche prodotto una quantità minore dell’agente inquinante che normalmente scompone il metano. È un altro effetto sfortunato e imprevisto della riduzione dell’inquinamento: bruciare combustibili fossili produce anche aerosol atmosferici che fanno rimbalzare nello spazio parte dell’energia solare, raffreddando il clima. Sebbene sia necessario decarbonizzare il pianeta il più rapidamente possibile, eliminare gli effetti benefici di NOx e aerosol ha alcuni effetti collaterali indesiderati.

Bruciando meno combustibili fossili ci saranno meno radicali idrossili nell’atmosfera, il che farà aumentare le concentrazioni di metano, diminuendo quindi l’efficacia delle misure per combattere il riscaldamento globale“, spiega George Allen professore associato di geomorfologia presso la Virginia Polytechnic Institute and State University, che ha scritto un commento di accompagnamento all’articolo di Nature ma non è stato coinvolto nella ricerca.

Agire adesso

Per questo è ancora più urgente che l’umanità adotti misure drastiche per ridurre le emissioni di metano e di CO2, soprattutto se si considera l’allarmante peggioramento delle condizioni nelle zone a nord del pianeta a causa del riscaldamento del pianeta. L’uomo, per esempio, sta prosciugando le torbiere, che vengono poi date alla fiamme per essere convertite in terreni agricoli, trasformandole così da depositi di CO2 a fonti di anidride carbonica. Inoltre, poiché l’Artico si sta riscaldando a una velocità più di quattro volte superiore al resto del pianeta, lo sviluppo umano si sta espandendo sempre più a nord, disperdendo la CO2 imprigionata nel suolo con la costruzione di strade e abitazioni. Tutto ciò non fa che aggravare il problema.



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di Matt Simon www.wired.it 2023-01-06 18:00:00 ,

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